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Addio a Sergio Stimolo, grande maestro di giornalismo e di scrittura

Sono qui, seduto davanti al computer, per dare l’ultimo saluto al mio fraterno amico Sergio Stimolo che, per colpa di un male subdolo, cattivo e repentino, in pochi mesi è stato strappato all’affetto dei suoi familiari. Sergio aveva 75 anni e abitava da tempo a Sesto San Giovanni. Lascia la moglie Alba e i due figli Simone e Andrea. Questa è una delle giornate più tristi della mia vita. Ho perso un grande amico, un collega esperto e preparato, un giornalista di razza e un maestro nel perfezionare i testi scritti dai colleghi. Ci eravamo conosciuti in via Solferino nelle stanze del “Corrierone”. Sergio cronista del “Corriere d’Informazione”, io del “Corriere della Sera”. Erano i tempi in cui i corridoi del primo piano erano frequentati da Montanelli, Montale, Mosca, Di Bella, Biagi, Barzini Jr, Cavallari, Ostellino, Moravia e Barbiellini Amidei. Spesso ci fermavamo per discutere e per scambiare opinioni davanti alla mitica macchinetta del caffè. Tanti incontri, tanti confronti e tante battaglie a sostegno della professione giornalistica e dei colleghi. Ricordo come fosse ieri, caro Sergio, il tuo rientro nella redazione Lombardia (dopo l’esperienza al quotidiano “L’Occhio” di Maurizio Costanzo) e la tua grande professionalità. Oltre che un “uomo macchina”, Sergio Stimolo era un maestro di scrittura. I pezzi da lui corretti diventavano capolavori, pronti per la pubblicazione anche in prima pagina. Per me Sergio Stimolo era bravo quanto Dino Buzzati. Questo lo rivelo adesso perchè conoscendo la sua modestia sono certo che Sergio si sarebbe “incazzato”. Alla Stimolo. Eppure è così. Ma, caro Sergio, i tempi del tuo e del nostro “Corriere” erano abbastanza diversi da quelli del grande Dino Buzzati. Gli articoli di Sergio Stimolo pubblicati sul “Corriere della Sera” restano nel gotha del giornalismo italiano, testimonianza del bel scrivere. Scrivere in punta di penna, come dicevano i grandi maestri in via Solferino. Anche i libri di Sergio (come “Onorevole parli chiaro”, scritto insieme a Gianna Fregonara), che finora non hanno avuto il successo che meritano, sono destinati a conquistare le vette delle classifiche. Mentre piango la grande dipartita di un amico ineguagliabile, ricordo quel maledetto pomeriggio di alcuni mesi fa quando Sergio mi telefonò per dirmi: “Ho un brutto male ma sono forte e lotterò per sconfiggerlo. Nella mia vita ho vinto tante battaglie”. Io mi misi a piangere e fu Sergio a confortarmi con tono deciso e fraterno. Addio Sergio, compagno di tante battaglie, alle quali siamo sempre stati accomunati dalle nostre origini di uomini del Sud. Tu siciliano, io calabrese. Che il Signore ti accolga tra i buoni.

Giuseppe Gallizzi

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