Esteri

Attacco di un commando islamista ad un Hotel di Mogadiscio, otto le vittime

Un commando armato ha preso d’assalto l’Afrik Hotel di Mogadiscio in Somalia, uccidendo nove persone, cinque civili e quattro militari, secondo un bilancio fornito dal portavoce della polizia somala, Sadiq Adan Ali. L’attacco è stato attribuito al gruppo Al Shabaab e rafforza i timori di un’escalation delle violenze nel Paese a pochi giorni dalle previste elezioni parlamentari e presidenziali, sempre più in dubbio.  L’hotel preso d’assalto si trova sulla strada per l’aeroporto internazionale ed è un popolare luogo di incontro per politici, legislatori e membri dei servizi di sicurezza. Secondo il portavoce del ministero dell’Informazione somalo, Ismael Mukhtar Omar, durante l’attacco sono stati uditi numerosi colpi d’arma da fuoco e alcune esplosioni.  L’assalto ha provocato la reazione delle forze di sicurezza e gli scontri sono andati avanti per diverse ore durante la notte. La maggior parte degli ospiti dell’hotel è stata evacuata, ma questo non ha consentito di salvare la vita ad almeno cinque civili, caduti negli scontri assieme a quattro militari. Abdulkadir Adan, il fondatore di Aamin Ambulance, unico servizio d’ambulanza gratuito di Mogadiscio, ha confermato che la sua squadra ha rimosso i corpi di due persone uccise nell’attacco e si è fatta carico di 11 feriti. Tra le vittime figura Mohamed Nur Galal, un ex alto generale dell’esercito, mentre tra i feriti ci sarebbero alti funzionari del governo federale e regionale insieme ad agenti di sicurezza. L’attacco all’Afrik Hotel ha avuto luogo a pochi giorni dalle previste elezioni parlamentari e presidenziali, sulle cui modalità di svolgimento si sono create grandi divisioni tra le autorità federali, regionali e i partiti di opposizione. Contrasti che hanno creato un’impasse tale da accrescere i timori di un rinvio del voto, spingendo il governo oltre il suo limite di mandato costituzionale.  Questi disaccordi hanno allarmato le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e gli Stati africani, che hanno invitato le varie parti “a risolvere le restanti questioni sull’attuazione del processo elettorale in modo da svolgere elezioni inclusive”. Il voto è previsto per l’8 febbraio, ma questa tempistica sembra adesso irraggiungibile. Il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed ha invitato i leader regionali a incontrarsi a partire da oggi per superare lo stallo.  Le tensioni sono deflagrate la scorsa settimana dopo le pesanti lotte intestine tra le forze somale e quelle della regione meridionale del Jubaland. Funzionari somali hanno accusato di violenze alcuni gruppi sostenuti dal vicino Kenya, accuse che i funzionari di Nairobi hanno negato. Ma la Somalia ha interrotto le sue relazioni diplomatiche con il Kenya dopo averla accusata di ingerenza nei suoi affari interni.  D’altra parte, ricorda il New York Times, la Somalia sta affrontando una serie di altre crisi, tra cui la pandemia di coronavirus, gli sciami di locuste del deserto che stanno distruggendo i raccolti e lo sfollamento di decine di migliaia di persone a causa delle inondazioni stagionali. Anche il gruppo militante Al Shabaab continua a rimanere una minaccia, prendendo di mira civili, funzionari governativi e forze di pace, oltre a compiere attacchi a ristoranti, hotel e altre strutture del Paese.  Il gruppo, che ha legami con al Qaeda, può contare tra l’altro su milioni di dollari di finanziamenti per le sue operazioni, secondo un rapporto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dello scorso anno. I fondi, secondo quanto si è appreso, sarebbero stati parzialmente investiti in imprese locali e immobili. 

Tutto questo, mentre ci si attende il ritiro delle truppe statunitensi dal Paese. L’ex presidente Trump, negli ultimi giorni del suo mandato, ha annunciato un brusco ritiro dei 700 militari americani in Somalia; un annuncio che se confermato da Joe Biden, secondo molti osservatori, potrebbe incoraggiare Al Shabaab a compiere ulteriori attacchi contro esponenti del governo e istituzioni locali.

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