Covid

Aumentano i casi di epatite acuta di origine ignota, non ci sarebbero correlazioni con il Covid

Una decina di segnalazioni, tre episodi confermati, un trapianto di fegato. È il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri a tracciare un bilancio sui casi di epatite acuta di origine ignota che si sono registrati in alcuni bambini in Italia. Resta alta l’allerta, con la Federazione Italiana Medici Pediatri Fimp che ha dato “immediata disponibilità” al ministro della Salute Roberto Speranza per l’attivazione di “una rete di sorveglianza sul territorio nazionale per i casi di epatite che si dovessero verificare”. Da qualche settimana si moltiplicano le segnalazioni di epatite acuta di origine sconosciuta su pazienti in età pediatrica in diversi Paesi. I primi episodi sono stati osservati nel Regno Unito, dove se ne sarebbero verificati oltre 100. Poi le allerte sono arrivate anche da Danimarca, Paesi Bassi, Spagna, Stati Uniti e Italia. Secondo le stime dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) sono in tutto 190 i casi segnalati a oggi. I recenti episodi non sono collegati ai virus tipici solitamente legati a questa condizione, quelli dell’epatite A, B, C, D ed E. Per il momento è stato escluso qualsiasi collegamento con i vaccini anti Covid-19, poiché i bambini in Gran Bretagna, dove è stata individuata la maggior parte dei casi, non erano vaccinati, ha chiarito anche l’Istituto Superiore di Sanità. Secondo alcuni ricercatori potrebbe trattarsi di un’infezione virale, probabilmente causata da un adenovirus. La posizione non è però condivisa dall’Iss.  Le segnalazioni per sospetti episodi di epatite acuta sono arrivati da otto regioni italiane: Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto. Campania, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Calabria e Puglia per il momento hanno invece espressamente escluso segnalazioni preoccupanti. Sono sette i casi di epatite acuta pediatrica registrati in Veneto. Due bambine – rispettivamente di otto e di 14 anni – sono al momento ricoverate, mentre gli altri cinque pazienti risultano già dimessi. I piccoli che sono tornati a casa avevano un’età compresa tra 0 e 14 anni.  Migliorano le condizioni del bambino di tre anni proveniente da Prato e ricoverato all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma la scorsa settimana. Si esclude quindi un trapianto di fegato. Il piccolo era arrivato all’ospedale Santo Stefano di Prato “con una crisi respiratoria e dolore all’addome”, prima di peggiorare “in modo improvviso”, ha spiegato il pediatra che lo ha curato per primo, Pier Luigi Vasarri. I sintomi di tipo respiratorio inizialmente non avevano portato i medici a pensare all’epatite. Tuttavia, ha detto Vasarri, “gli indici di citolisi erano di 30 o 40 volte superiori al valore normale. Abbiamo completato la valutazione riscontrando uno scompenso metabolico che stava progredendo senza che ci fosse una causa precisa”. Hanno 11 e sei anni i pazienti ricoverati per epatite acuta di origine ignota all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il primo è stato sottoposto a un trapianto, a seguito del quale si considera “guarito”, come ha spiegato a Il Giorno il pediatra ed epatologo dell’ospedale, Angelo Di Giorgio. Non ha avuto bisogno di operazioni, ma solo di “cure mediche”, il secondo paziente, una bambina di sei anni. La struttura ospedaliera ha specificato che i casi di epatite acuta a eziologia ignota “non sono nuovi”: a Bergamo se ne affrontano diversi ogni anno. Altri due casi di epatite acuta sono stati segnalati in provincia di Modena, dove non vi sarebbero però “particolari situazioni di gravità”, ha fatto sapere la Regione Emilia-Romagna. Un caso, ritenuto “possibile” sulla base dei criteri del Ministero della Salute, ha ricevuto cure a casa propria. L’altro caso, che si specifica essere una bambina di tre anni, ha inizialmente avuto bisogno di ricovero ospedaliero. Adesso è però stata dimessa. L’unico caso riscontrato in Abruzzo riguarda una bambina di 15 mesi di Pescara, ricoverata e dimessa dopo che il quadro clinico è migliorato. Secondo quanto si apprende la piccola sarebbe stata portata in ospedale con la febbre per problemi respiratori. Le analisi hanno poi evidenziato le transaminasi in aumento. I successivi accertamenti hanno confermato che si trattava di epatite acuta. Nelle scorse settimane a Latina è stato ricoverato e poi dimesso dall’ospedale Santa Maria Goretti un bambino di cinque anni. Il dirigente del reparto di Pediatria della struttura Riccardo Lubrano ha raccontato a Il Messaggero che il piccolo era arrivato in ospedale con la febbre. Gli esami hanno evidenziato ancora una volta le transaminasi alte. Trattato con fluidoterapia, il bambino “ha avuto un recupero completo delle funzioni epatiche”.

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