Economia e Lavoro

Banca d’Italia ottimista sulle performance economiche nazionali. Rallentamento negli ultimi mesi, poi a metà anno ripresa a ritmi robusti

La ripresa economica in Italia ha segnato un rallentamento negli ultimi mesi, ma dovrebbe riprendere slancio a metà anno e proseguire poi a “ritmi robusti”. È la previsione della Banca d’Italiacontenuta nel suo ultimo bollettino economico in base al quale il PIL tornerà ai livelli pre-pandemia a metà del 2022. L’istituzione di Via Nazionale ha indicato un +6,3% nel 2021, mentre quest’anno il PIL dovrebbe segnare +3,8%, nel 2023 +2,5% e nel 2024 +1,7%. “La crescita in Italia è rimasta elevata nel terzo trimestre del 2021, sostenuta dall’espansione dei consumi delle famiglie. Successivamente il prodotto ha rallentato: sulla base dei modelli della Banca d’Italia – si legge nel rapporto – nel quarto trimestre il PIL avrebbe registrato una crescita attorno al mezzo punto percentuale. L’incremento del valore aggiunto si è indebolito sia nell’industria sia nel terziario”.  “Dall’estate la ripresa della domanda di lavoro si è tradotta in un aumento delle ore lavorate, in una riduzione del ricorso agli strumenti di integrazione salariale e in un recupero delle assunzioni a tempo indeterminato”, ha sottolineato la Banca d’Italia che prevede un tasso di disoccupazione in calo al 9% quest’anno, dal 9,4% del 2021, una limatura all’8,9% nel 2023 e all’8,7% nel 2024. Secondo l’Istituto centrale, “la rimozione del blocco dei licenziamenti in tutti i settori non ha avuto ripercussioni significative. Il ristagno del tasso di disoccupazione riflette il progressivo recupero dell’offerta di lavoro, che si avvicina ai valori prepandemici. La dinamica dei rinnovi contrattuali non prefigura significative accelerazioni dei salari nel 2022”. Anche in Italia “l’inflazione è salita su valori elevati”, toccando il 4,2% annuo a dicembre, sospinta prevalentemente dall’energia. Sulla media di quest’anno la Banca d’Italia prevede che segni una netta accelerazione al 3,5%, dall’1,9% del 2021, ma poi dovrebbe tornare a calmierarsi: all’1,6% nel 2023 e all’1,7% nel 2024. “Al netto delle componenti volatili la variazione annuale dei prezzi resta moderata – ha rileva l’istituzione di Via Nazionale –. Gli aumenti dei costi di produzione si sono trasmessi finora solo in misura modesta sui prezzi al dettaglio. La componente di fondo sarebbe pari all’1% quest’anno e aumenterebbe progressiva mente fino all’1,6% nel 2024, sostenuta dalla riduzione dei margini di capacita’ inutilizzata e dall’andamento delle retribuzioni”. Ma andimo a vedere nel dettahli la relazione degli economisti di via Nazionale. Lo scenario qui esposto è basato sull’ipotesi che i nuovi contagi raggiungano un picco nel primo trimestre dell’anno, senza tradursi in un severo inasprimento delle misure di contenimento, ma con ri essi negativi nel breve termine sulla mobilità e sui comportamenti di consumo. La di usione dell’epidemia si attenuerebbe dalla primavera, grazie anche all’ulteriore progresso della campagna vaccinale. Lo scenario presuppone inoltre che le condizioni monetarie e nanziarie rimangano favorevoli, nonostante un lieve aumento dei tassi di interesse nominali nell’orizzonte di previsione. Sulla base delle attese desumibili dalle quotazioni di mercato nei dieci giorni terminanti lo scorso 17 gennaio, i rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani risalirebbero dall’1,4 per cento nella media dell’anno in corso all’1,9 nel 2024. Le condizioni di offerta del credito si manterrebbero nel complesso distese: il costo del credito alle imprese si collocherebbe all’1,4 per cento nel 2022 e aumenterebbe nel successivo biennio, pur rimanendo su livelli contenuti nel confronto storico. Le proiezioni si basano in ne sull’ipotesi di una prosecuzione della ripresa del commercio mondiale, dopo un temporaneo indebolimento dovuto alle tensioni nelle catene globali del valore, i cui e etti verrebbero meno nel corso di quest’anno. Dopo il marcato rimbalzo del 2021, la domanda estera dell’Italia, ponderata per i mercati di destinazione, crescerebbe del 4,5 per cento all’anno in media nel triennio 2022-24. Dopo un indebolimento della crescita nell’ultima parte dello scorso anno, che si protrarrebbe nei primi mesi di quello in corso, il prodotto tornerebbe a espandersi in misura sostenuta dalla primavera, in concomitanza con l’ipotizzato miglioramento del quadro sanitario, recuperando i livelli pre-pandemici intorno alla metà del 2022. L’espansione dell’attività proseguirebbe poi a ritmi robusti, seppure meno intensi rispetto a quelli che hanno caratterizzato il netto recupero seguito alle riaperture nella parte centrale del 2021. In media d’anno il PIL aumenterebbe del 3,8 per cento nel 2022, del 2,5 nel 2023 e dell’1,7 nel 2024. Nello scenario qui delineato un sostegno considerevole alla crescita deriverebbe dalle misure di stimolo nanziate con il bilancio nazionale e i fondi europei, in particolare quelle delineate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Nelle proiezioni il complesso delle misure introdotte nel 2021 e programmate per i prossimi anni, incluse le risorse della manovra per il triennio 2022-24, sosterrebbero l’attività economica per circa 5 punti percentuali cumulati nel quadriennio 2021-24. Poco meno della metà di questo e etto sarebbe attribuibile agli interventi del PNRR, nel presupposto che siano realizzati con e cacia e senza signi cativi ritardi. Nel triennio 2022-24 proseguirebbe l’espansione dell’occupazione, che alla ne dell’anno in corso tornerebbe sui valori precedenti la pandemia in termini sia di numero di occupati sia di ore lavorate. Il tasso di disoccupazione scenderebbe dal 9,4 per cento nella media del 2021 all’8,7 nel 2024. La ripresa dei consumi proseguirebbe a un ritmo elevato, ma il recupero dei livelli pre-pandemici si completerebbe con un ritardo di circa un anno rispetto a quello del prodotto. Nella prima parte del 2022 i consumi sarebbero frenati dal permanere di un atteggiamento di cautela nei comportamenti di spesa, dettato dall’evoluzione della pandemia, e dagli e etti del rincaro dei beni energetici, che comprime il potere d’acquisto delle famiglie; tornerebbero a crescere in maniera sostenuta dalla prossima primavera, grazie al miglioramento del quadro sanitario, al graduale rientro dei prezzi dell’energia e alla prosecuzione della ripresa dell’occupazione. In media d’anno, la spesa delle famiglie aumenterebbe del 4,4 per cento nel 2022, per poi rallentare a circa il 2 nel successivo biennio. Il tasso di risparmio, salito al 15,6 per cento nel 2020 (dall’8,0 nel 2019), scenderebbe progressivamente, riportandosi ai valori pre-crisi nel 2024. L’accumulazione di capitale, che già nel primo trimestre del 2021 è tornata sopra i livelli medi del 2019 grazie soprattutto alla forte espansione della componente delle costruzioni, aumenterebbe in misura sostenuta per tutto l’orizzonte previsivo; bene cerebbe del miglioramento delle prospettive di crescita, delle condizioni di nanziamento favorevoli e delle risorse a sostegno degli investimenti pubblici e privati previste nel PNRR e nella manovra di bilancio. Nel triennio 2022-24 gli investimenti si espanderebbero in media di quasi il 5 per cento all’anno, trainati principalmente dalla componente in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto. Il rapporto tra investimenti totali e PIL salirebbe in misura signi cativa no a circa il 21 per cento nel 2024 (poco sotto il picco del 2007). Per la componente in costruzioni nel 2023 questo rapporto rimarrebbe poco sopra il 9 per cento, ancora 2,5 punti percentuali in meno rispetto ai livelli massimi del 2007. Le vendite all’estero continuerebbero a espandersi grazie al miglioramento del commercio mondiale e ai guadagni di competitività; quelle di servizi bene cerebbero inoltre del recupero dei ussi turistici internazionali. Le esportazioni registrerebbero in media un incremento di poco meno del 5 per cento l’anno nel triennio 2022- 24, poco più della domanda estera. Le importazioni crescerebbero in modo leggermente più marcato, sospinte dall’andamento delle componenti della domanda a maggiore contenuto di prodotti esteri (vendite all’estero e investimenti in beni strumentali). L’avanzo di conto corrente della bilancia dei pagamenti, pari al 3,8 per cento nel 2021, scenderebbe al 3,0 in media nel triennio 2022-24. I prezzi al consumo aumenterebbero del 3,5 per cento quest’anno, principalmente per gli e etti del rincaro dei beni energetici e in particolare dei rialzi senza precedenti delle tari e di gas ed elettricità; tuttavia, questi e etti si attenuerebbero gradualmente nel corso del 2022, esaurendosi verso la ne dell’anno. L’inazione scenderebbe all’1,6 per cento nella media del 2023 e risalirebbe all’1,7 nel 2024. La componente di fondo, pari all’1,0 per cento quest’anno, si porterebbe progressivamente no all’1,6 per cento alla ne dell’orizzonte previsivo, sostenuta dalla riduzione dei margini di capacità inutilizzata e dall’andamento delle retribuzioni. I salari del settore privato, cresciuti dello 0,8 per cento nel 2021, accelererebbero gradualmente all’1,3 per cento nell’anno in corso e all’1,8 sia nel 2023 sia nel 2024: ciò ri ette l’ipotesi che il rialzo in corso della dinamica dei prezzi si trasmetta solo moderatamente alle misure di in azione considerate come riferimento nei futuri rinnovi contrattuali. L’inazione di origine interna, calcolata come variazione del deatore del PIL, pari all’1,1 per cento nel 2021, salirebbe al 2,5 nell’anno in corso per poi ridursi all’1,6 per cento circa nel biennio 2023-24.

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