Covid

Brusaferro (Iss) e le varianti: “Servono più dati per capire l’impatto clinico del ceppo mutante”

(Red) “Credo che la valutazione debba essere fatta in base alla situazione epidemiologica locale, dunque bene per gli inglesi se possono riacquistare alcune libertà”. Queste le parole di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, intervistato sul Corriere della Sera in merito alla decisione di Boris Johnson, di riaprire dal 19 luglio il Regno Unito nonostante il nuovo aumento di contagi dovuti alla variante Delta. Anche l’Italia cammina ormai in questa direzione? “Da noi l’obbligo dell’uso della mascherina all’aperto è stato allentato, ma anche in una fase di circolazione contenuta del virus come l’attuale resta fondamentale mantenere l’attenzione nelle situazioni a rischio, vale a dire quando ci ritroviamo nella folla o in situazioni che non consentono il distanziamento. Non bisogna stancarsi di ricordarlo. Stanno emergendo nuove varianti che come abbiamo visto sono capaci di conquistare il campo con grande rapidità. Al momento non abbiamo evidenze sufficienti per affermare che dal punto di vista clinico – spiega Brusaferro – la variante Delta sia meno aggressiva, perché le infezioni si inseriscono in un contesto di popolazione vaccinata in percentuali elevate. Servono più dati per comprendere il reale impatto clinico del ceppo mutante. Sappiamo però che se siamo immunizzati al completo con doppia dose, la protezione dalla variante è molto alta”.

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