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Cabinovia Monte Mario a Roma, i promotori a Gualtieri: “Farla entro il Giubileo”

Una cabinovia super panoramica, vista Cupolone, da realizzare facilmente entro il Giubileo. E un’opera che riesca a collegare un quartiere tagliato quasi completamente fuori dalla rete sul ferro, la Balduina, con Prati e Flaminio. “Ma nessun paragone con la funivia della Raggi, questa è tutta un’altra cosa“. Era da un po’ di tempo che non si parlava più del progetto della cabinovia di Monte Mario, un’opera inserita nello scenario di piano del Pums, confermata quindi anche dall’attuale amministrazione, di cui però si erano perse le tracce. L’agenzia Dire ha voluto rilanciare il tema parlandone con Francesco La Vigna, promotore del progetto Cabinovia di Monte Mario, e animatore della pagina Facebook e del profilo Twitter ad esso dedicati.

 

È da un po’ che non si parla del progetto della cabinovia Monte Mario. Può ricordarci le sue caratteristiche?

“La cabinovia nasce per risolvere un problema fondamentale: collegare la Balduina, quartiere che si trova fuori dallo sviluppo della rete delle linee metropolitane, a Prati e Flaminio, due zone molto vicine in linea d’aria ma che possono essere raggiunte con i mezzi solo facendo un lungo giro sugli autobus di viale delle Medaglie d’Oro. La cabinovia a me sembra la soluzione migliore per abbattere il dislivello e mettere in comunicazione queste due parti di città con un’infrastruttura trasportistica di quartiere che però collegherebbe la zona anche con il futuro capolinea a Clodio della linea C, con l’attuale capolinea degli autobus e con il futuro tram della musica.  Un’opera, infine, che aiuterebbe anche i ciclisti scoraggiati dai dislivelli delle pendenze di Monte Mario. Ma la cabinovia avrebbe anche una valenza turistica con la fermata Zodiaco, che potrebbe creare una nuova zona panoramica, poco nota a molti romani e ai turisti. L’opera potrebbe costare, secondo stime preliminari fatte da ditte del settore, dai 15 ai 20 milioni, al netto di eventuali opere architettoniche aggiuntive. E i tempi di realizzazione sarebbero rapidissimi: grazie al tracciato a forma di triangolo che non attraversa zone abitate potrebbe essere tutto pronto in un anno”.

Cosa serve per sbloccare l’opera?
“Ci sono tre fattori principali su cui lavorare. Il primo è la necessità di reperire il finanziamento, ma questo è il minore visto che non è un’opera molto costosa. Tra l’altro potrebbe essere finanziata anche da privati, come è stato fatto a Londra per le Olimpiadi con la cabinovia di Emirates. Il secondo fattore sta nelle caratteristiche amministrative del progetto, perché l’opera coinvolge due Municipi, il I e il XIV, che viene solo sfiorato, ma poi ricade nella competenza regionale perché si trova dentro una riserva del sistema Roma Natura che è, appunto, un ente regionale. C’è anche un’area militare lì vicino, il vecchio forte Monte Mario, che però è in disuso. Però bisognerà capire se il tratto su cui passa l’impianto tocca questa area. Il terzo fattore è quello legato alla volontà politica. Senza non si va da nessuna parte. In tal senso faccio un appello all’attuale maggioranza che tra l’altro ha confermato il Pums: la cabinovia potrebbe essere un’opera per il Giubileo, visto anche che dalla cabine si potrebbe ammirare da vicino anche la cupola di San Pietro”.

Che differenze ci sono tra questa cabinovia e la funivia Battistini-Boccea proposta da Virginia Raggi, molto criticata ed infine cassata dall’attuale amministrazione?
“Ci sono differenze abissali. La funivia della Raggi, che per fortuna è stata tolta dal Pums, era un impianto macchinoso e non funzionale che non ottimizzava il trasporto. Cambiava direzione troppe volte, creando complicazioni, e nasceva per sostituire un tratto di metro A. Quest’ultima era un’idea davvero folle. Aveva una portata oraria di 3600 persone a fronte di circa 24.000 persone orarie sulla metro. Numeri assolutamente non comparabili. I tempi da un capolinea all’altro erano di circa 17 minuti, quindi non era competitiva. Inoltre passava letteralmente tra le case. Quella di Monte Mario è un’opera di piccola mobilità locale, che non ha ambizioni di sostituirsi ad una metro e viene realizzata nell’unico punto della città dove ne vale la pena”.

Ci sono problemi di carattere ambientale?
“Le cabinovie prevedono uno spazio minimo di contorno libero di 12 metri rispetto la linea dei cavi. Qualche pianta dovrebbe essere tagliata, a fronte, però, di alti benefici. Si potrebbe comunque far passare il tracciato dove non ci sono alberi di pregio. Oppure usare piloni più alti che evitano il taglio degli alberi. Ma così avrebbe un maggiore impatto visivo rispetto a piloni più bassi che potrebbero anche mimetizzarsi con la vegetazione anche grazie alla colorazione verde. Il lato sul ponte della musica ha maggiori pendenze e più alberi. Il lato Clodio è più facile, potrebbe partire prima. Passerebbe sopra la ‘Panormaica’ con un impatto quasi nullo. Si potrebbe ragionare per tronconi anche se da promotore preferirei che l’opera fosse realizzata tutta insieme”.

Dire

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