Calenda, a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale, fa di conto sui confini del successo e dell’insuccesso:”Vorrei prendere un voto che sia robustamente sopra le due cifre. Dodici, tredici, quattordici per cento. Vediamo”. Quando, in tv, gli chiedono se vede come un insuccesso un risultato del Terzo Polo sotto la doppia cifra, risponde secco: “Per me sì. Penso che dobbiamo arrivarci e come è successo a Roma ci arriveremo”. Calenda continua a escludere ogni possibilità di un governo con Fratelli d’Italia e torna sul recente “no” di Draghi a un suo possibile ritorno a Palazzo Chigi: “Draghi non poteva dire altro. Che diceva sì? Sarebbe finita la campagna elettorale. La realtà è che se noi avremo un risultato superiore alle due cifre e non vincerà la destra, e se Mattarella chiederà a Draghi di rimanere, Draghi rimarrà”. Il “fac-simile della scheda che ci troveremo davanti il 25 riassume bene il caos politico delle coalizioni di destra e di sinistra. A destra i partiti della coalizione appartengono a tre gruppi europei diversi, uno di maggioranza e due di opposizione. A sinistra ci sono quattro programmi diversi e tre posizionamenti in Europa. Entrambe le coalizioni hanno già forti dissensi su temi centrali dall’energia all’Ue. Poi ci siamo noi: un programma unico e dettagliato e stesso gruppo di appartenenza in Ue”.
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