Roma Capitale

Camere Penali, nel Lazio stop ai processi il 26 di maggio. Parla il Presidente di Roma, Vincenzo Comi

 

“Lo Stato ha abbandonato uno degli uffici giudiziari più importanti d’Italia con migliaia di persone detenute (5.586 detenuti nei 14 carceri laziali) in condizioni disumane. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma è al collasso da anni e le conseguenze le pagano i cittadini più deboli”. Così afferma in una nota il presidente della Camera penale di Roma, l’avvocato Vincenzo Comi. L’organismo di rappresentanza dei penalisti – si spiega in una nota – ha “deliberato una giornata di astensione dalle udienze in tutto il Lazio per protestare contro una condizione gravissima e intollerabile dell’ufficio giudiziario”. Inoltre si ricorda che “i magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Roma hanno diffuso un documento per far sentire la loro voce nella consapevolezza di un servizio del tutto inadeguato e non hanno esitato a definire il loro ufficio ‘una giustizia di serie B’”. Perché “gli uffici e le risorse sono insufficienti rispetto al carico di lavoro, gli strumenti informatici disponibili sono obsoleti, e tutto questo si ripercuote sulla qualità della giurisdizione e sui tempi delle decisioni, sulla qualità e l’efficacia della difesa e incide sui diritti dei cittadini comprimendoli definitivamente e vanificando qualsiasi aspirazione di giustizia”.  E quindi “lo stato di abbandono è la cornice di una più generale deriva carcerocentrica dell’esecuzione della pena che si riflette poi sui provvedimenti giurisdizionali in danno dei detenuti negli istituti del Lazio che vivono in condizioni disumane a causa del sovraffollamento carcerario oramai consolidato e aggravato da questi due anni di pandemia. Oggi risulta un numero di detenuti in eccesso rispetto alla capienza pari a 355”. E “tra l’altro la situazione del Tribunale di Sorveglianza di Roma è aggravata dalla competenza nazionale in materia di reclamo dei detenuti in regime di 41 bis e per i procedimenti riguardanti tutti i collaboratori di giustizia”. Comi poi aggiunge: “Nonostante lo stato di agitazione dei penalisti proclamato già da mesi e gli incontri con i magistrati di sorveglianza, la situazione non è affatto cambiata in assenza di interesse del Ministero, del CSsm e di tutta la politica verso l’esecuzione della pena”. Il presidente poi sottolinea: “Siamo costretti a constatare una incomprensibile marginalizzazione dell’ufficio preposto a dare attuazione ai principi fondamentali di uno stato di diritto. L’assenza di interventi urgenti strutturali determinerà una situazione di paralisi a breve così che si dovrà prendere atto di una volontà di abbandono in danno dei cittadini più deboli della nostra società”.

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