Economia e Lavoro

Caro-Benzine, sciopero dei trasportatori dal 14 marzo, rischi per il trasporto delle merci e delle derrate alimentari

Benzina e diesel, che hanno già sforato i 2 euro al litro, continuano a costare sempre di più. Picchi fino a 2,52 euro per la prima e 2,61 euro per il secondo sono stati registrati ai distributori di alcune località italiane, come ad esempio quelli sull’isola di Ischia. E se le stime sull’impatto a lungo termine sulle tasche degli italiani sono preoccupanti, l’agitazione nell’immediato si è già tradotta in protesta per autotrasportatori e pescherecci, che per chiedere un rapido intervento del governo hanno scelto lo sciopero nazionale. AUTOTRASPORTATORI – Da lunedì 14 marzo le aziende di autotrasporto sospenderanno i loro servizi in Italia. Lo fa sapere l’associazione nazionale di categoria Trasportounito, che punta il dito contro “cause di forza maggiore”: l’esplosione dei costi del carburante, già in rialzo per l’inflazione che ha colpito l’economia globale dallo scorso autunno, ora agli estremi per le conseguenze economiche della guerra tra Russia e Ucraina. Trasportounito precisa come non si tratti di uno sciopero o di una rivendicazione specifica, ma piuttosto di “un’iniziativa finalizzata a coordinare le manifestazioni sullo stato di estrema necessità del settore”. Una decisione “inevitabile”, come ha scritto l’associazione al governo, anche per “tutelare le imprese e impedire che le esasperate condizioni di mercato” si trasformino in “vantaggi per altri soggetti del settore trasporti” oppure in “addebiti per obblighi contrattuali che le imprese della filiera logistica non sono più in grado di garantire”. Lo sciopero potrebbe allargarsi anche ad altre sigle. Unatras ha fatto sapere che prima di decidere quali iniziative intraprendere aspetterà di parlare con rappresentanti del governo, nell’incontro previsto per martedì 15. Il presidente Amedeo Genedani ha detto che si chiederà all’esecutivo “un credito di imposta del 30% immediato sul gasolio, ma soprattutto che si adotti la regola che vige per gli aerei, cioè che il maggior costo del gasolio sia ribaltato in fattura”. Unatras aveva già annunciato manifestazioni in tutta Italia il 19 marzo, avvertendo però che le imprese, nel frattempo, potrebbero decidere in autonomia di fermarsi, se ritenessero più conveniente lasciare i propri mezzi sui piazzali piuttosto che continuare a viaggiare in queste condizioni. Sempre il 19 marzo, ha indetto sciopero nazionale anche Fai-Conftrasporto. E se è vero che “la situazione versante approvvigionamento prodotti è in continua evoluzione”, dice la Coop, al momento “imminenti preoccupazioni” sono ingiustificate. Il comunicato ufficiale del gruppo è arrivato dopo “fenomeni di accaparramento da parte di operatori terzi”, contro i quali “una nostra cooperativa ha reagito limitando gli acquisti di alcuni prodotti per garantire l’offerta a tutti i consumatori. Si tratta di un episodio circoscritto che non ha altre conseguenze”. Niente a che vedere con lo sciopero dei tir, quindi. PESCHERECCI – Tuttavia, al di là di casi singoli, altre voci si sono levate contro il pericolo che determinati beni alimentari vengano a mancare in ragione del caro-benzina. Pescherecci e marine sparse in tutta Italia sono già in sciopero da giorni, e la mobilitazione dovrebbe andare avanti almeno fino a domenica 13. Un peschereccio di dimensioni medie, spiega il presidente di Confcooperative Fedagripesca Paolo Tiozzi a Il Messaggero, “consuma tra i 700 e gli 800 litri di gasolio al giorno”. Condizioni proibitive per “far uscire la barca dal porto”. Rappresentati dei pescatori sono già andati a Roma al Ministero delle Politiche Agricole per discutere delle misure da mettere in campo in modo da minimizzare i danni alla filiera. È atteso a breve un decreto che dovrebbe stanziare 20 milioni di indennizzi. I fondi sono già stati giudicati troppo bassi da molte associazioni di categoria per rispondere davvero al problema. Assoittici Confesercenti chiede al governo “taglio delle accise, sterilizzazione dell’iva e credito d’imposta” per far fronte agli “enormi aumenti” non solo di carburante ma anche del prezzo di luce e gas. “Le nostre pescherie – dice il presidente di Assoittici Raffele Viggiani – sono esposte sul fronte energetico perché hanno bisogno di elettricità per alimentare la catena del fresco, ma soprattutto hanno bisogno di prodotto fresco. La mancanza di pesce, conseguente allo sciopero dei pescherecci, ci getta in una situazione di grave crisi e non ci consente di affrontare i costi fissi”.

aggiornamento crisi energia ore 15.19

Related posts

Famiglie sommerse dalle spese obbligate. Il dato diffuso da un’analisi della Cgia di Mestre

Redazione Ore 12

Mercato dell’auto in crisi profonda. Ad aprile immatricolazioni diminuite del 32,98%

Redazione Ore 12

La svolta della mobilità sostenibile

Redazione Ore 12