Politica

Cartelle esattoriali, un compromesso per cancellarne milioni. Scompariranno quelle dal 2000 al 2010 compreso

Risolto, grazie a un classico compromesso, lo spinoso ostacolo, il primo del governo Draghi, circa il cosiddetto “condono” delle vecchie cartelle esattoriali. Scompariranno solo le cartelle dal 2000 al 2010 compreso, con un tetto fino a 5000mila euro, e non al 2015 come nelle ipotesi precedenti, e solo nel caso in cui i debitori abbiano un reddito 2019 fino a 30mila euro. Questo comporta che a scomparire dal magazzino della ex Equitalia saranno 16 milioni di ruoli, e non 61 milioni. parte (oltre 800 milioni) saranno comunque recuperati nel 2022.  Fuori dal raggio d’azione dello stralcio, ricorda il Sole24ore, restano le multe stradali, i pagamenti di danni erariali e i debiti per il recupero di aiuti di Stato. Nell’accordo entra poi anche una riforma a regime per i vecchi crediti, con l’obiettivo di cancellarli in via automatica dal momento in cui, passati cinque anni dall’affidamento all’agente della riscossione, potranno essere considerati inesigibili” se non sono state avviate procedure esecutive o non sono stati imbarcati in definizioni agevolate. Il decreto contempla anche un nuovo stop fino al 30 aprile alle notifiche delle nuove cartelle. Il Fisco già dal 1° marzo aveva infatti rimesso in moto la macchina. Anche se a basso regime, gli uffici in questi ultimi 20 giorni hanno ripreso a consegnare a imprese e cittadini in debito con il Fisco e con l’Inps sia le cartelle sospese dall’8 marzo del 2020, sia quelle nuove emesse proprio dal 1° marzo.  Alcuni contribuenti però si sono visti recapitare la pretesa del Fisco mentre altri invece la vedono differita a dopo aprile o forse ancora più in là visto che difficilmente lo stato di emergenza terminerà alla fine del mese prossimo.  

Inoltre il decreto blinda anche le pretese erariali notificate in questi ultimi 20 giorni prevedendo che sono “fatti salvi gli effetti prodottosi e i rapporti giuridici instauratisi” sulla base degli atti notificati dal 1° marzo scorso e fino alla data di entrata in vigore del decreto (presumibilmente il 22 o 23 marzo). Restano allo Stato anche le somme già versate come sanzioni e di interessi di mora. Il nuovo stop fino ad aprile e l’idea di riprendere a regime ridotto (nel 2021 agenzia Entrate Riscossione dovrebbe notificare solo il 56% delle cartelle emesse) diluendo l’invio degli atti nell’arco di due anni, obbliga lo Stato a impegnare nel 2021 1,3 miliardi che, come si legge nella bozza della relazione tecnica, almeno in gran parte (oltre 800 milioni) saranno comunque recuperati nel 2022.  Lega e Centrodestra chiedevano di più – Il premier Draghi, in conferenza stampa dopo il Cdm ha difeso la sintesi finale, frutto di una trattativa lunga tre giorni, ma fin dal primo vertice con i ministri sul tema, aveva espresso le sue perplessità su una sanatoria dalle maglie troppo larghe. La Lega vanta comunque alla fine come un successo il mantenimento del tetto di 5000 euro per la cancellazione delle cartelle e l’inserimento della riforma del sistema della riscossione nel testo del decreto.  

Salvini comunque soddisfatto – “L’obiettivo condiviso Draghi-Salvini è mettere ordine nella giungla delle cartelle esattoriali. L’accordo è che entro aprile, quello del 2021, arrivi una revisione del sistema generale delle riscossioni. Con l’azzeramento di decine di milioni di cartelle”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini in un’intervista al Corriere della Sera. “C’è un accordo ai massimi livelli, frutto di giornate intere di lavoro e telefonate, che ha l’obiettivo di riportare a ragionevolezza il mastodontico magazzino giacente. Parliamo di 137 milioni di cartelle che riguardano 18 milioni di italiani: uno su tre. L’obiettivo è quello di cancellare il 90% di queste cartelle. Per la prima volta, nel decreto ci sono tre righe che impegnano a una riforma generale di quello che possiamo chiamare il sistema Equitalia: basta con i multati a vita”, spiega Salvini, nel decreto Sostegno “di certo, ci sono dei temi su cui ancora dovremo lavorare, e molto”. 

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