Roma Capitale

Caso Emanuela Orlandi, il Vaticano lo riapre con una nuova inchiesta

Vorrei capire un po’ di piu’ in merito a questa notizia che ho appreso” dalle agenzie. Lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza di 15 anni scomparsa nel 1983, intervistato da Rainews 24 a proposito della notizia che si è diffusa oggi sulla riapertura, da parte del Vaticano, delle indagini relative a Emanuela Orlandi. La ragazzina scomparve nel nulla il 22 giugno 1983 e da allora si sono inseguite piste su piste senza però arrivare a nessuna verità di fatto. Questa riapertura delle indagini da parte della giustizia Vaticana, aggiunge, “la leggo come una cosa positiva. Mi sono sempre illuso e disilluso nella vita”, e quindi “voglio andarci con i piedi di piombo, ma il fatto che si sia deciso di riaprire l’inchiesta la vedo come una decisione positiva”. Dunque a quasi quarant’anni dalla scomparsa, il promotore della giustizia vaticana insieme alla Gendarmeria Alessandro Diddi avvierà nuove indagini in relazione alla scomparsa di Emanuela Orlandi avvenuta a Roma nel giugno del 1983. In base a quanto si apprende l’iniziativa è legata ad una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. La legale della famiglia della ragazza, Laura Sgrò, sulla riapertura dell’inchiesta ha dichiratato: “Noi ne siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati”. La famiglia Orlandi, infatti, è da mesi in attesa di una convocazione da parte del Promotore di Giustizia Vaticano. “Io avevo scritto al Papa il quale, rispondendomi, mi aveva indicato di avere un confronto con il Pg. Lo abbiamo subito chiesto”, diceva a luglio 2022 sempre l’avvocato  Sgrò, riferendo che per questo si era attivata con il promotore di Giustizia “a gennaio”, quindi esattamente un anno fa. La lettera inviata dagli Orlandi al Papa risalirebbe invece a fine 2019, secondo la documentazione raccolta nel sito dedicato alla vicenda di Emanuela Orlandi. “Leggo in modo molto positivo la notizia che il Vaticano abbia deciso di indagare sulla scomparsa di mia sorella. Voglio andarci con i piedi di piombo ma il fatto che l’autorità vaticana abbia aperto un’indagine è per me è una bella notizia”, ha commentato Pietro Orlandi, fratello della 15enne scomparsa. “Non vedo l’ora di essere convocato dai magistrati assieme al legale della famiglia. Confido in una collaborazione tra lo Stato italiano e il Vaticano perche’ si arrivi finalmente alla soluzione del caso. La verità c’è, sta da qualche parte e molte persone in Vaticano la conoscono. Ne sono convinto. Ci sono situazioni che volutamente non sono mai state approfondite”. Stando al piano di lavoro messo a punto all’ufficio del promotore di giustizia si ripartirà dai dati processualmente acquisiti, si seguiranno nuove piste e vecchie indicazioni all’epoca non troppo approfondite: insomma, il lavoro ripartirà dall’esame di ogni singolo dettaglio a partire da quel pomeriggio del 22 giugno 1983 allorquando una ragazza di 15 anni, Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente vaticano, scompare nel nulla. Si era richiusa alle spalle la porta della sua abitazione alle 16 di quel giorno di inizio estate per andare a lezione di musica in piazza Sant’Apollinare. Nei pressi dell’omonima basilica dove molti anni più tardi si scoprì che vi era seppellito uno dei capi della banda della Magliana, ‘Renatino’ Enrico De Pedis, secondo diversi testimoni esecutore materiale del sequestro “per conto di alti prelati”. La vicenda nel corso degli anni  ha scosso la Santa Sede e le sue massime istituzioni, in un percorso giudiziario e investigativo che ha sfiorato ipotesi inquietanti di ogni tipo. L’obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze. Un lavoro a 360 gradi per non lasciare nulla di intentato, per provare a chiarire ombre e interrogativi di ogni genere, e mettere definitivamente la parola fine anche alle più incredibili illazioni.

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