Esteri

Cop26 ai tempi supplementari, altre 24 ore per trovare l’accordo

La Cop26 tenta di arrivare in giornata a un accordo per “mantenere in vita” l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi: limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale. I circa 200 Paesi firmatari dell’intesa del 2015 si sono presi (almeno) un giorno in più per cercare di siglare alla conferenza Onu sul clima di Glasgow un patto per frenare il riscaldamento del pianeta. “C’è molto lavoro da fare”, ha però sottolineato il presidente della Cop26, Alok Sharma, pur assicurando di apprezzare “quanto si stiano impegnando le delegazioni” che hanno affrontato una “sfida monumentale” per raggiungere una conclusione credibile. Il premier Boris Johnson – con tutta probabilità – farà un ultimo tentativo per non far fallire il summit che è stato annunciato come l’ultima possibilità dell’umanità di allontanare la minaccia di un devastante cambiamento climatico. Intanto emergono i primi dettagli. La seconda bozza di documento finale della Cop26, pubblicata questa mattina, “sollecita i Paesi sviluppati ad almeno raddoppiare le loro previsioni collettive di finanza climatica per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo dal livello corrente al 2025”. Dalla seconda bozza è però sparito l’invito ad attivare entro il 2023 il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per i Paesi meno sviluppati. La seconda bozza si limita a sollecitare “i Paesi sviluppati a deliberare pienamente e urgentemente sull’obiettivo dei 100 miliardi di dollari e fino al 2025, e sottolinea l’importanza della trasparenza nell’attuazione dei loro impegni”. Inoltre la bozza contiene un invito ai governi ad accelerare sulle fonti rinnovabili per la produzione elettrica e sulla eliminazione del carbone e dei sussidi alle fonti fossili. Intanto Usa e Cina, che sono i due principali Paesi che emettono CO2 nel pianeta, si sono impegnati a rafforzare la loro cooperazione sul clima. Oltre 100 Paesi del mondo, dove sorgono circa l’85% delle foreste mondiali, hanno promesso di fermare la deforestazione entro il 2030 (gli alberi sono essenziali per assorbire la CO2). Sempre 100 Paesi hanno firmato un piano per ridurre del 30% le attuali emissioni di metano entro il 2030. Più di 40 Paesi, tra cui i principali utilizzatori di carbone -Polonia, Vietnam e Cile – hanno deciso di abbandonarlo. E circa 450 organizzazioni finanziarie, che insieme controllano 130 trilioni di dollari, hanno accettato di sostenere la tecnologia “pulita” come l’energia rinnovabile e il finanziamento diretto alle industrie che bruciano combustibili fossili.

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