Esteri

Corridoi umanitari, dal Niger 45 profughi grazie alla Caritas italiana

(Red) In questa settimana che richiama alla solidarietà e alla tutela dei diritti delle persone rifugiate, in fuga da guerre, povertà ed epidemie, si concretizza l’arrivo, il prossimo 23 giugno a Fiumicino, di un nuovo corridoio umanitario, organizzato da Caritas Italiana, su mandato della Conferenza episcopale italiana, e dall’Unhcr. Lo si legge in una nota diffusa, stasera, da Caritas Italiana. “Si tratta in particolare di 45 profughi dal Niger, famiglie che hanno vissuto l’inferno della Libia e che finalmente riusciranno a trovare qui in Italia, in varie diocesi, un luogo sicuro dove poter ricostruire le loro vite”. La Caritas ricorda “come nel 2021 nel Mediterraneo siano scomparse già più di 800 persone, e più di 13.000 sono state quelle intercettate e riportate nella sola Libia”.
I corridoi umanitari “sono una modalità sicura e legale di trasferimento di persone bisognose di protezione internazionale da un Paese terzo in Italia. Rappresentano un unicum nel panorama internazionale e in Italia sono promossi, tra gli altri, anche dalla Conferenza episcopale italiana, che grazie a protocolli con il Governo e ai fondi dell’8×1000 ha organizzato negli ultimi anni – in particolare tramite la Caritas Italiana e col sostegno delle comunità locali – corridoi umanitari, reinsediamenti ed evacuazioni umanitarie da Medio Oriente e Africa”.
Caritas Italiana ha sviluppato, a partire dal 2014, “un modello comunitario per promuovere l’accoglienza di rifugiati con il sostegno di famiglie tutor e la partecipazione di altri attori quali parrocchie, associazioni, scuole, fondamentali nel processo di inclusione sociale. Il territorio nazionale è dunque coinvolto attraverso la diffusione in piccoli gruppi nelle comunità cristiane, impegnate localmente nella presa in carico, evitando così grandi concentrazioni e rendendo l’accoglienza maggiormente sostenibile e di successo. Oltre mille persone in questi ultimi anni hanno potuto beneficiare di questa opportunità, entrando nei circuiti di accoglienza delle Caritas diocesane”.
“È tempo – sottolinea don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana – di un autentico cambio di strategia e di cultura. Il tema dei flussi migratori non può essere più affrontato in un’ottica emergenziale o limitata all’Europa e al Mediterraneo, ma va inserito in un quadro più ampio. È indispensabile che l’Europa promuova una gestione e una regolazione dei canali d’ingresso che tenga conto di un approccio integrato, con al centro la pace e la protezione delle persone nella grande regione che comprende Mediterraneo e Sahel, assieme alla lotta, alla povertà e alle enormi disuguaglianze”.

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