Politica

Covid, la missione umanitaria in Italia dei russi era di semplice spionaggio. La guidava un generale e in 100 erano tutti militari

 

Il caso della missione dei russi in Italia (nella foto a Bergamo) per fronteggiare l’emergenza Covid nel marzo 2020 continua a tenere banco. Emergono nuove indiscrezioni che fanno capire come le reali intenzioni di Putin non fossero solo quelle di fornire sostegno medico ma che dietro ci fosse anche altro. Visto che la maggioranza del contingente era formata da militari e non da infermieri e sanitari. Erano 230 – si legge sul Corriere della Sera – i soldati guidati dal generale Sergey Kikot indicati nella lista di chi doveva “prestare assistenza nella lotta contro l’infezione da coronavirus”. L’elenco fu allegato dall’ambasciata di Mosca al testo dell’accordo tra il presidente Vladimir Putin e il capo del governo italiano Giuseppe Conte poi trasmesso alla Farnesina. Ufficialmente si trattava di una missione umanitaria, ma – prosegue il Corriere – la composizione del contingente dimostra che in realtà erano tutti soldati esoltanto alcuni erano ufficiali medici. Nelle relazioni parlamentari risulta che in Italia sono stati registrati 130 nominativi. È possibile che ci siano stati cambi non comunicati? Le mail e i documenti depositati al Copasir, il comitato di controllo sull’attività dei servizi segreti, dimostrano che i militari entrarono nell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, in decine di Rsa,insieme ai vertici del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano. Furono proprio loro a impedire che i russi entrassero negli edifici pubblici come avevano deciso di fare.

Related posts

Meloni: “Il Governo sostiene la maternità. Troppe mamme ancora costrette a dimettersi dal lavoro”

Redazione Ore 12

Letta a Salvini: “Deve decidere se stare o meno al Governo”

Redazione Ore 12

I contagi ripartono e si discute sul green pass all’italiana

Redazione Ore 12