Economia e Lavoro

Decisa accelerazione del Governo sulla riorganizzazione di Alitalia. Ita è più vicina ma solo con seri sacrifici

Decisa spinta sull’acceleratore per risolvere la sempre più grave crisi Alitalia. Si lavora su diversi tavoli alla ricerca delle soluzioni per sciogliere i numerosi nodi sul tappeto. Sia formali che sostanziali. Primo atto del “nuovo corso del Governo Draghi, non di poco conto ne tanto meno inosservata, la “mossa” del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che, d’intesa con il Commissario straordinario della “vecchia Alitalia” in liquidazione (ma a tutt’oggi operativa) Giuseppe Leogrande, ha integrato con altri due nomi la lista dei Commissari straordinari: Daniele Santosuosso, Professore ordinario di diritto commerciale all’Università La Sapienza di Roma e Gabriele Fava, esperto di diritto del lavoro. Sono dunque tre, ora, i Commissari straordinari alle prese per l’attuazione dei “meccanismi” imposti dall’Unione europea per assicurare la “discontinuità” con la nuova ITA (Italia Trasporto Aereo) nata con decreto ministeriale il 9 ottobre 2020 con il compito di assumere il ruolo di Compagnia di bandieraBruxelles ha infatti in corso da tempo indagini sui prestiti ponte concessi alla compagnia dai diversi Governi italiani che si sono succeduti negli anni.

La vicepresidente esecutiva della Commissione Europea, Margrethe Vestager, che ha la delega alla Concorrenza, ha avuto intanto in videoconferenza un “primo positivo incontro” con i ministri Daniele Franco (Economia), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo Economico) ed Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità sostenibili), durante il quale i quattro “hanno concordato di lavorare insieme, in modo costruttivo, per trovare soluzioni praticabili sul dossier Alitalia”.

La Commissione ha infatti in corso da tempo indagini sui prestiti ponte concessi dall’Italia alla compagnia aerea e la Vestager ha messo in chiaro ripetutamente che, per evitare che la compagnia erede di Alitalia debba restituire gli aiuti ricevuti dallo Stato, occorre che ci sia una vera discontinuità tra la vecchia Alitalia e la nuova società, in materia di asset, dipendenti, marchio ed altro. Per la NewCo fondamentale in primo luogo l’acquisizione del marchio e del programma di fidelizzazione Millemiglia, oltretutto sciaguratamente ceduto per il 51% (assieme ad altro!) nelle mani di Etihad nel non lontano tempo dell’altrettanto sciagurata partnership con la compagnia emiratina di Abu Dhabi.

Il vertice è durato poco più di un’ora. “Un confronto su ITA e Alitalia – si legge in una nota congiunta dei ministri Franco, Giovannini e Giorgetti – con l ‘obiettivo di individuare in tempi rapidi una soluzione. Il colloquio positivo e costruttivo si è svolto in un clima cordiale”.

“Il confronto tecnico – spiega ancora la nota – verrà avviato all’inizio della prossima settimana per valutare nel dettaglio le possibili soluzioni volte a garantire che il nuovo vettore aereo nasca al più presto nel rispetto delle procedure del diritto nazionale ed europeo con l’obiettivo di individuare in tempi rapidi una soluzione”.

Lo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sta seguendo personalmente gli sviluppi del dossier Alitalia. Dossier che, dopo numerose indiscrezioni non certo prive di preoccupazioni e polemiche in primo luogo da parte di lavoratori e organizzazioni sindacali, da per certo un netto ridimensionamento della nuova Alitalia, con minor numero di aerei e dipendenti, decisamente superiore a quanto ipotizzato dal precedente Governo Conte.

L’Unione europea “esige” che la nuova società ITA, per dimostrarsi sostenibile soprattutto in un momento (certamente non breve) di gravissima contrazione causa pandemia della domanda di trasporto aereo passeggeri, debba subire un deciso ridimensionamento rispetto ai piani iniziali.

Stando alle premesse, ITA, che deve necessariamente essere in grado di stare in piedi da sola nel minor tempo possibile, non può che trasformarsi, almeno temporaneamente, in una piccola compagnia aerea con flotta di 45/50 aerei e circa 4.500 dipendenti. Il Governo Draghi dovrebbe così ridurre la somma stanziata per il lancio della NewCo dai 3 miliardi di euro precedentemente ipotizzati.

Un drastico ridimensionamento per ITA che vede fortemente impegnati anche ingegneri e tecnici alla dipendenze dell’Aministratore delegato Fabio Lazzerini e del Presidente Francesco Caio nel ridisegnare il network della NewCo alla luce delle risorse economiche disponibili, degli studi di remunerabilità dei collegamenti e di conseguenza dei tipi di aeromobili da tenere in flotta.

In precedenza, ante apparizione sulla scena mondiale del Covid-19,  si era da ogni parte sostenuta la necessità di operare su rotte di lungo raggio, unica attività di vero guadagno per una Compagnia aerea di stampo tradizionale. Ma ora il disegno del nuovo network di Ita, e di conseguenza della consistenza della flotta, deve tener conto di numerosi fattori.

Primo tra tutti appunto il protrarsi della pandemia, che ha provocato uno dei più forti terremoti proprio tra le compagnie aeree entrate in una crisi tanto profonda da far temere addirittura la scomparsa dalla scena di non pochi attuali protagonisti. Le stime IATA (l’Associazione mondiale delle compagnie aeree con sede in Canada, a Montreal) prevedono, nel migliore dei casi, una timida ripresa nel settore trasporto passeggeri, soprattutto di lungo raggio, solo a partire dal 2024. E il lungo raggio per la maggior parte è appannaggio di turisti e vacanzieri, la maggior parte dei quali sarà tra gli ultimissimi ad aver l’intenzione di recarsi lontano da casa per svago.

Tra i 45/50 velivoli ipotizzati da ITA ve ne sarebbero solo 6 destinati ai servizi intercontinentali, con annunciata drastica riduzione di tali collegamenti. Tutti operati da Boeing 777 (dei quali 5 della serie 200 ed uno, il solo posseduto dalla vecchia Alitalia, del tipo 38Q, l’Ammiraglia della flotta, più grande e quindi più capiente di oltre 80 passeggeri rispetto ai fratelli minori). Ceduti i 15 Airbus A330-200 e 5 Boeing 777-200. Rimarrebbero in flotta ITA, per il corto e medio raggio, 19 Airbus A319 e 20 Airbus A320. Via i restanti Airbus A320 come anche i più anziani Airbus A321 e gli Embraer 190 (questi in forza a CityLiner).

Secondo attendibili voci, sarebbero in corso contatti ITA-Norwegian Air per l’acquisizione di almeno 3 dei Boeing 787 Dreamliner (aerei di nuova generazione per il lungo raggio con minor consumi e ridotta emissione di CO2 nell’atmosfera) messi a terra dalla compagnia low cost di Oslo per la soppressione dei propri collegamenti intercontinentali a basso costo, tre dei quali di base a Roma (destinazioni New York-Newark, Los Angeles e Miami). Soppressione che ha lasciato senza lavoro da prima di Natale oltre 300 lavoratori della aerolinea scandinava. Norwegian, in serie difficoltà economiche, tenta ora il rilancio dedicandosi a collegamenti low cost intra europei.

Se la campagna elettorale del 2008 del poi vincitore Silvio Berlusconi non si fosse basata sull’italianità di Alitalia, in pratica già ceduta in toto, debiti compresi, ad Air France-KLM dall’allora Premier Romano Prodi, quanti soldi avremmo risparmiato tutti noi contribuenti?  E Alitalia sarebbe rimasta magari più viva e vegeta che mai con le livree bianco-rosse-verdi ben visibili in giro per il mondo. E avremmo così evitato le drammatiche esperienze dei fantomatici “Capitani coraggiosi”, e le non certo men dolorose soluzioni “emiratine” ideate e sponsorizzate dai Renzi e Montezemoli!

Con ancor oggi alla finestra Air France che sta a guardare interessata, brindando col senno di poi al suo scampato pericolo di allora, ma sempre pronta a intervenire. E con i tedeschi di Lufthansa anch’essi pronti all’appetibile interessato agguato.

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