Politica

Decreto Rave e non solo, passa alla Camera con la ‘ghigliottina’

La Camera ha approvato il decreto Rave: 183 sì, 116 no, un astenuto. Il via libera definitivo di Montecitorio è arrivato dopo l’ok del presidente Lorenzo Fontana alla “ghigliottina”, passaggio parlamentare che porta un testo di legge direttamente al voto finale, senza dar spazio all’esame ordinario che solitamente lo precede. Il provvedimento, se non convertito, sarebbe scaduto oggi, 30 dicembre. Il testo, oltre alla norma che introduce l’articolo 633-bis del Codice penale contro i rave party , va anche a consentire il reintegro degli operatori sanitari che non si sono sottoposti a vaccini anti Covid-19 e modifica alcune disposizioni sull’ergastolo ostativo. Il decreto era stata approvato in Senato lo scorso 13 dicembre, con 92 sì, 75 no e un astenuto.

Si sarebbe certamente scavallata la mezzanotte e il dl anti-rave sarebbe andato in fumo: nella Conferenza dei capigruppo convocata alle ore 14.30 si è deciso di interrompere la lunga maratona delle dichiarazioni di voto e di procedere con la ‘ghigliottina’. Si è dunque passati subito al voto, che ha permesso alla maggioranza di approvare definitivamente il discusso decreto, che contiene anche la riforma dell’ergastolo ostativo, il rinvio dell’entrata in vigore della riforma Cartabia e il reintegro dei medici e dei sanitari no vax.

COSA È LA ‘GHIGLIOTTINA’

La decisione di ricorrere alla ‘ghigliottina’ consente al presidente Lorenzo Fontana di interrompere immediatamente le dichiarazioni di voto e passare subito alla votazione finale. È la cosidetta ‘ghigliottina’, detta anche impropriamente ‘tagliola’. A differenza del regolamento di Palazzo Madama, dove ci sono precise disposizioni in merito (la ghigliottina viene applicata al trentesimo giorno dal deferimento al Senato o entro 60 giorni se trasmesso dalla Camera in base agli art. 78 Comma 5 e art. 55 Comma 5), a Montecitorio l’istituto discende da un’interpretazione della presidenza della XIII legislatura.

I PRECEDENTI DELLA ‘GHIGLIOTTINA’ ALLA CAMERA

Luciano Violante, presidente della Camera in quella legislatura, nel maggio del 2000 spiegava come non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza”. L’interpretazione (che sia compito del presidente garantire il rispetto dei termini di legge per l’approvazione dei decreti) è stata poi riconfermata nelle legislature successive e mai applicata fino al 29 gennaio 2014, quando Laura Boldrini l’applicò al decreto Imu-Bankitalia tra le proteste del Movimento 5 Stelle che aveva messo in atto un durissimo ostruzionismo. Fino ad allora era bastata la sola evocazione della ghigliottina per scongiurarne il ricorso. Ora toccherebbe al leghista Fontana decidere di applicarla: sarebbe il secondo caso dopo quello Boldrini.

Dire 

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