Esteri

Dilagano le proteste in Iran, dopo le piazze anche scuole e università in rivolta. Khamenei accusa Usa e Israele

La morte di Mahsa Amini ha “spezzato i nostri cuori” ma non giustifica il fatto che “alcuni senza prove né sulla base di un’inchiesta abbiano reso le strade pericolose, bruciato il Corano, tolto hijab a donne velate e dato alle fiamme moschee e automobili”: lo ha detto l’ayatollah Ali Khameinei, guida suprema della repubblica islamica d’Iran. Un primo intervento, il suo, sulle proteste di piazza seguite al decesso della giovane il 16 settembre. L’occasione è stata una cerimonia di diploma di cadetti dell’esercito e della polizia. Secondo Khamenei, le “rivolte” sono state istigate da potenze straniere, in particolare dagli Stati Uniti e dal “regime sionista” di Israele, che non tollererebbero il rafforzamento di Teheran “in tutti gli ambiti”.
Secondo i media di Stato della repubblica islamica, in scontri tra dimostranti e forze di sicurezza sono rimaste uccise finora 40 persone.Iran Human Rights, una ong con base in Norvegia, ha invece sostenuto che i manifestanti uccisi sono stati già almeno 133.

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