Roma Capitale

Dopo Parmalat c’è un acquirente per la Centrale del Latte di Roma, ecco chi è pronto a comprarla. In corsa Ariete Fattoria Latte Sano

C’è una svolta nella vertenza della Centrale del Latte di Roma, dopo l’annunciata uscita di Parmalat e il ritorno al Campidoglio del 75% delle quote di sua proprietà. Ai circa 160 lavoratori preoccupati per la chiusura arriva un segnale positivo. C’è infatti un possibile acquirente pronto al rilancio: “Ariete fattoria Latte Sano è un’azienda locale che si è caratterizzata negli anni nella trasformazione del buon latte fresco. Una joint venture tra Comune di Roma, la Fattoria Latte Sano e l’intera produzione della nostra regione con i loro rappresentanti e i presidenti delle varie cooperative sarebbe la soluzione migliore per far uscire dall’impasse il Comune di Roma che da domani si troverebbe a gestire un’azienda che non ha mai gestito negli ultimi trent’anni”, dice ai microfoni dell’agenzia Dire Marco Lorenzoni, presidente del gruppo che si occupa da 75 anni di lavorare il latte del territorio romano e laziale. “Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è pienamente consapevole di questa nostra disponibilità. in un incontro che ho avuto con l’allora capo di gabinetto Albino Ruberti ho espresso chiaramente la mia posizione, concetto da noi sempre ribadito anche nelle innumerevoli PEC  inviate alle varie giunte che si sono susseguite alla guida di Roma, di cui le ultime 3 inviate al Sindaco Gualtieri con specifica richiesta di dare esecuzione alle sentenze giudiziali e di procedere ad indire la gara”, aggiunge Lorenzoni. Il gruppo, spiega ancora, dunque è pronto a partecipare sia alla nuova gara di cessione che a quella eventualmente indetta per la fase transitoria in vista della cessione stessa.

 

 

LA SVOLTA DOPO UNA BATTAGLIA LEGALE DI 23 ANNI

La vicenda della Centrale del Latte è arrivata al capolinea dopo una lunga battaglia giudiziaria iniziata alla fine del 2000, quattro anni dopo la privatizzazione lanciata dall’allora sindaco Francesco Rutelli e aggiudicata alla Cirio per la cifra di 80 miliardi di lire, per il 75% delle azioni. “Cirio ha completamente disatteso gli obblighi che erano stati assunti con il contratto di cessione della Centrale. Per questo la Fattoria Latte Sano”, che era tra le finaliste della gara di privatizzazione (oltre a Cirio, Granarolo e Parmalat), “ritenendo assolutamente illegittima tale rinegoziazione post-aggiudicazione, ha richiesto al TAR la dichiarazione di nullità della gara”, ricorda Lorenzoni.

CON 32 SENTENZE LA PRIVATIZZAZIONE È STATA DICHIARATA NULLA

Cruciale l’irregolarità denunciata del passaggio delle quote – vietato dalla gara del Campidoglio – tra la Cirio di Sergio Cragnotti e la società Dalmata due, controllata dalla Parmalat di Callisto Tanzi. “Da gennaio del 2000 al novembre del 2022 sono passati 23 anni di battaglie legali, durante i quali abbiamo avuto 32 sentenze aventi lo stesso oggetto ovvero la nullità della gara di privatizzazione e l’obbligo di restituzione delle azioni. Ma non è finita: perché la Parmalat ha proposto due ulteriori ricorsi, uno alla Corte di Cassazione e uno per revocazione presso la Corte d’Appello. Quindi avremo 34 giudizi in merito, con la Suprema Corte che già si è espressa per sette volte ed è chiamata a pronunciarsi per l’ottava volta. Mi auguro che si ponga fine a questo calvario giudiziario che dura  da 23 anni e che qualcuno, finalmente venga condannato per lite temeraria, perché non è giusto che il popolo italiano paghi i costi di una attività giudiziaria che è stata costretta a dover riprendere il caso per ben 34 volte”, continua Lorenzoni.

ORA PARMALAT DEVE RESTITUIRE AZIONI E CIRCA 100 MILIONI DI DIVIDENDI 

Ora Parmalat, detenuta dal colosso francese Lactalis, è stata condannata, per la quarta volta, a restituire il 75% delle azioni e a versare nelle casse del Campidoglio i dividendi distribuiti nel corso degli anni, per una somma di circa 100 milioni.
“Nei tempi d’oro si lavoravano oltre 130 milioni di litri di latte l’anno, attualmente apprendo dagli organi di stampa e dagli operatori del settore che a marchio Centrale del Latte di Roma se ne lavorano circa 50 milioni di litri. Quindi i restanti 50 milioni sono a marchio Parmalat o collegate. Se Parmalat uscisse la Centrale resterebbe con un prodotto lavorato di 50 milioni di litri. E’ giusto il grande allarme dei sindacati, ma il Comune di Roma si deve mettere ampiamente le mani sulla coscienza per i lavoratori della Centrale del Latte perché ha fortissime responsabilità, non da ultimo bisogna ricordare che in questa fase i dipendenti passerebbero da una realtà privata, ad una pubblica pertanto sembra estremamente difficile  parlare di esubero quanto eventualmente nella peggiore delle ipotesi di ricollocamento di tutto il personale al quale deve essere garantito un posto di lavoro, come già accaduto subito dopo la privatizzazione”, conclude il presidente di Ariete Fattoria Latte Sano.

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