Politica

Draghi: “Determinati a sostenere l’Ucraina. Dobbiamo difendere pace e democrazia”

Il discorso del Presidente del Consiglio alle Camere alla vigilia del Consiglio Europeo e del Summit G7 con la presenta del Presidente Usa, Biden

“Siamo determinati a sostenere l’Ucraina”. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha esordito così nell’Aula della Camera nelle sue comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo, che ha al centro dei lavori la guerra in Ucraina “Dobbiamo difendere pace e democrazia, l’Italia lavora con determinazione contro la guerra. Lo sforzo diplomatico dipende dalla volontà di Mosca, no a scontro di civiltà con la Russia”, ha detto il premier. Al termine del discorso di Draghi si terrà un dibattito e saranno votate risoluzioni. Ecco, comunque il discorso integrale del Premier

“Il Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo si aprirà con l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Sarà preceduto da un Vertice Nato straordinario e da un Vertice G7, che si terranno sempre a Bruxelles. In queste sedi, la comunità euroatlantica intende ribadire la sua unità e determinazione nel sostegno all’Ucraina. Un impegno comune per tutelare la pace, la sicurezza, la democrazia – che l’Italia ha riaffermato ieri in quest’aula alla presenza del Presidente Zelensky. Il Consiglio europeo avviene a un mese esatto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, cominciata il 24 febbraio. Da allora, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, sono state registrate 2.510 vittime civili – con 953 persone uccise, tra cui 78 bambini, e oltre 1.500 feriti. Sono purtroppo numeri provvisori, che sottostimano fortemente i morti e i feriti, e che continuano a crescere. Davanti agli orrori della guerra, l’Italia lavora con determinazione, insieme a tutta la comunità internazionale, per la cessazione delle ostilità. Siamo impegnati, insieme ai nostri partner europei, per realizzare delle tregue umanitarie localizzate per organizzare evacuazioni e portare beni di prima necessità. La nostra volontà di pace si scontra però con quella del Presidente Putin, che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo. Il suo disegno appare piuttosto quello di guadagnare terreno dal punto di vista militare, anche ricorrendo a bombardamenti a tappeto come quelli a cui assistiamo a Mariupol. Per questo, la comunità internazionale ha adottato sanzioni sempre più dure nei confronti della Russia. Lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente Mosca. Non dobbiamo però commettere l’errore di avallare una contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così quello che è stato più volte definito uno scontro di civiltà. Molti cittadini russi si sono schierati contro la guerra del Presidente Putin e protestano, mettendo a rischio la propria incolumità. A loro va l’amicizia e la solidarietà di tutto il Governo e mia personale. Il Consiglio europeo riaffermerà anche il sostegno al percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione europea. Questo processo ha tempi lunghi, necessari a permettere un’integrazione reale e funzionante. Ma, come ho ribadito anche ieri in Parlamento, l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questo processo. L’UE ha già attivato la procedura, ma in questo momento è importante mandare a Kiev ulteriori segnali di incoraggiamento. Lo sforzo diplomatico deve coinvolgere anche altri Paesi. In particolare, la Cina ricopre un ruolo di grande influenza nelle dinamiche geopolitiche e di sicurezza globali. È fondamentale che l’Unione Europea sia compatta nel mantenere aperti spazi di dialogo con Pechino, perché contribuisca in modo costruttivo allo sforzo internazionale di mediazione. Il Vertice Ue-Cina del prossimo 1° aprile sarà un’occasione per sottolineare la nostra posizione. Dobbiamo ribadire la nostra aspettativa che Pechino si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e con autorevolezza allo sforzo di pace. Questo messaggio è emerso anche durante il lungo confronto telefonico tra il Presidente Biden e il Presidente Xi Jinping il 18 marzo e negli sforzi diplomatici che lo hanno preceduto. Mi riferisco in particolare all’incontro tra il Consigliere per la sicurezza americano, Jake Sullivan, e il Direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri cinese, Yang Jiechi, avvenuto a Roma la settimana scorsa.  Allo stesso tempo, dobbiamo monitorare con attenzione quanto accade nei Balcani occidentali, per prevenire possibili azioni destabilizzatrici di Mosca. Nel Consiglio discuteremo della prolungata crisi politica in Bosnia-Erzegovina. Siamo impegnati per disinnescare le provocazioni secessioniste della Republika Srpska e per far rientrare la crisi politica e istituzionale che paralizza il Paese dallo scorso luglio. È fondamentale che la Bosnia-Erzegovina riprenda la strada delle riforme per avvicinarsi all’Unione europea. Il nostro obiettivo è assicurare l’organizzazione delle elezioni politiche in autunno, per evitare ulteriore incertezza nel Paese. La crisi in Ucraina ha generato un massiccio flusso di profughi, che attualmente conta oltre tre milioni e 850mila persone. Di fronte all’aumento quotidiano del numero di rifugiati sono essenziali un coordinamento europeo e un impegno finanziario adeguato. L’Unione europea deve garantire una puntuale attuazione negli Stati membri della direttiva per la Protezione Temporanea, approvata per la prima volta nella nostra storia. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto ieri di utilizzare i fondi europei con la massima flessibilità a sostegno di chi scappa dalla guerra in Ucraina, e di stanziare altri 3 miliardi di euro a favore degli Stati membri coinvolti nell’accoglienza. L’Italia appoggia con convinzione la posizione della Commissione e continua a fare la sua parte con determinazione, altruismo, solidarietà. Nel Consiglio dei Ministri della settimana scorsa abbiamo approvato nuovi fondi per l’accoglienza, per un totale di 428 milioni di euro. La generosità mostrata in questi giorni dagli italiani è davvero straordinaria. Voglio ringraziare ancora una volta la Protezione civile, le Regioni, i Comuni, il Terzo settore e gli enti religiosi per il loro incessante impegno. Il Consiglio europeo si confronterà anche sull’aumento dei prezzi dell’energia. Dopo i picchi raggiunti due settimane fa, i prezzi del gas e dell’energia elettrica sono scesi nuovamente. Il prezzo spot del gas sul mercato europeo oggi è dimezzato rispetto alle punte di circa 200€/MWh raggiunte l’8 marzo. Sono però prezzi ancora molto alti rispetto ai livelli storici, più di 5 volte quelli di un anno fa. La volatilità dei mercati energetici ha inciso anche sui prezzi ai distributori, che all’inizio del mese in Italia hanno superato i 2 euro al litro. Secondo la Commissione europea, l’andamento dei prezzi italiani è in linea con quelli del resto dell’Europa. Lunedì 14 marzo, il diesel costava 2,31€ in Germania, 2,14€ in Francia e 2,15€ in Italia. Nel nostro caso, rappresenta un aumento del 40% per la benzina e del 50% per il diesel rispetto a un anno fa. Venerdì scorso, il Governo è intervenuto per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto quelle più vulnerabili, e aiutare le imprese a sostenere i costi di produzione. Abbiamo deciso di ridurre le accise sulla benzina e sul gasolio di 25 centesimi al litro per un mese, abbattendo così gran parte degli aumenti registrati nelle ultime settimane. Creiamo dei fondi per sostenere i settori dell’agricoltura, della pesca, dell’autotrasporto, che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Con le nuove misure, il numero di famiglie che ha accesso ai bonus sociali per elettricità e gas – ed è così protetto dai rincari delle bollette – passa da 4 a 5,2 milioni. Le imprese potranno rateizzare le bollette, uno strumento già a disposizione delle famiglie. Istituiamo nuovi crediti d’imposta per le imprese sul costo dell’energia e del gas e rafforziamo quelli esistenti. Ampliamo i poteri dell’Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente e del Garante per la Sorveglianza dei prezzi, perché possano seguire con attenzione e meglio le variazioni sui mercati energetici. Infine, rifinanziamo la cassa integrazione per le aziende in difficoltà. Il pacchetto ammonta in totale a circa 4 miliardi, ed è finanziato in gran parte grazie alla tassazione dei profitti in eccesso maturati in questi mesi dai produttori del settore energetico. In questa crisi, ognuno deve fare la propria parte. Il Governo è consapevole della necessità di ulteriori interventi, ma la risposta a difesa di consumatori e imprese deve essere europea. Dobbiamo arrivare a una gestione davvero comune del mercato dell’energia. È auspicabile un coordinamento tra Commissione e Stati membri sulla diversificazione degli approvvigionamenti di gas, soprattutto di gas liquido. Serve un approccio condiviso sugli acquisti e sugli stoccaggi, per rafforzare il nostro potere contrattuale verso i Paesi fornitori e tutelarci a vicenda in caso di shock isolati. La creazione di un tetto europeo ai prezzi del gas è al centro di un confronto che abbiamo avviato con la Presidente von der Leyen. Vogliamo poi spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità, che è in parte prodotta da fonti alternative, il cui prezzo non ha nulla a che vedere con quello del gas. È essenziale puntare in modo deciso sull’energia rinnovabile e dare un ruolo centrale alla sponda sud del Mediterraneo. Su tutti questi fronti, auspico che il Consiglio europeo prenda decisioni ambiziose che possano essere rapidamente operative. Come abbiamo concordato al Consiglio europeo informale della scorsa settimana, le ricadute economiche del conflitto in Ucraina vanno oltre il costo dell’energia. Si registrano aumenti anche nei prezzi dei generi alimentari. A livello globale, sono cresciuti in modo quasi continuo da metà 2020, e sono attualmente ai massimi storici. Questo ha delle conseguenze tangibili per i prezzi nei supermercati. Secondo i dati Eurostat, a febbraio i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 5,2% rispetto all’anno scorso. In particolare, il prezzo della pasta è cresciuto di circa l’11%, quello dello zucchero e del pane di circa il 5%, quello della carne di quasi il 4%. Questi rincari dipendono da shock esterni, che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica in campo alimentare. Questo processo è alla portata della capacità tecnologica e produttiva europea, ma richiede un impegno immediato, ad esempio l’aumento delle aree coltivabili. Allo stesso tempo, dobbiamo esser pronti a diversificare maggiormente le nostre fonti di importazione. Il rafforzamento dell’economia europea passa anche dalla tutela delle aree industriali strategiche, da sostenere con adeguati investimenti in innovazione e ricerca scientifica e tecnologica. Una priorità è aumentare la produzione di microchip in Europa. Un recente studio del Fondo Monetario Internazionale ha stimato che l’anno scorso le strozzature nelle catene del valore sono costate all’area euro circa il 2% di prodotto interno lordo. La carenza di semiconduttori – essenziali per molte industrie strategiche come i mezzi di trasporto, i macchinari industriali, la difesa – è stata particolarmente dannosa. L’ambizione europea è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per cento della produzione globale di chip entro il 2030. Questo incremento ci permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di eventuali ritardi nelle importazioni. Il “Chips Act” della Commissione europea costituisce un importante passo in avanti per raggiungere questi obiettivi. Intendiamo aumentare gli investimenti nella ricerca, e sviluppare e rafforzare una capacità produttiva verticalmente integrata, che assicuri un’effettiva autonomia nella produzione e packaging dei microchip. Dobbiamo accelerare la realizzazione del secondo Importante Progetto di Comune Interesse Europeo nella microelettronica. A livello nazionale, il Governo ha approvato a inizio mese la creazione di un fondo da oltre 4 miliardi per sviluppare l’industria e la ricerca sui semiconduttori e sulle tecnologie innovative. Dobbiamo rimanere aperti anche agli investimenti esteri, ma con un approccio coordinato fra Stati membri e norme che favoriscano le ricadute positive per l’intera industria europea. La guerra in Ucraina ha messo in evidenza, ancora una volta, l’importanza di rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell’UE, in complementarità con l’Alleanza Atlantica. Un’Europa più forte nella difesa rende anche la NATO più forte. Il Consiglio europeo è chiamato ad approvare la Bussola Strategica, in seguito alla sua adozione lunedì 21 marzo al Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri e della Difesa. La Bussola è stata adattata alla luce della guerra in Ucraina, che rappresenta la più grave crisi in ambito di difesa nella storia dell’Unione Europea. Prevede l’istituzione di una forza di schieramento rapido europea fino a 5 mila soldati e 200 esperti in missioni di politica di difesa e sicurezza comune. A queste iniziative si aggiungono investimenti nell’intelligence e nella cybersicurezza; lo sviluppo di una strategia spaziale europea per la sicurezza e la difesa; e il rafforzamento del ruolo europeo quale attore della sicurezza marittima. Prima ancora di avere un esercito comune, per l’Unione europea è necessario sviluppare capacità militari adeguate per essere un fornitore di sicurezza credibile. Ciò può avvenire soltanto se rafforziamo la nostra industria della difesa e la rendiamo più competitiva e integrata a livello europeo. Abbiamo tutti da guadagnare da un miglior coordinamento anche nell’ambito della difesa. La pandemia di Covid-19 ha visto l’Unione europea collaborare nell’approvvigionamento dei vaccini e nella creazione del programma Next Generation EU. Dobbiamo mostrare la stessa ambizione e lungimiranza in risposta alla guerra in Ucraina, e alle sue conseguenze politiche, economiche, sociali. L’Italia vuole essere protagonista di questo momento decisivo della storia europea. Per riuscirci, il sostegno del Parlamento è essenziale – e per questo vi ringrazio”.

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