Roma Capitale

Eur, attivisti di Greenpeace scalano palazzo di fronte alla sede di Eni

Un gruppo di attiviste e attivisti di Greenpeace è entrato in azione mercoledì mattina a Roma, scalando un palazzo che si trova di fronte al quartier generale di ENI, nel giorno dell’assemblea degli azionisti. Sospesi a 50 metri di altezza, i climber hanno dispiegato un enorme striscione con il messaggio “ENI killer del clima” e la testa del famoso Cane a sei zampe che brucia il Pianeta. L’azione dimostrativa fa seguito a quella che ha avuto inizio già ieri mattina, quando nel laghetto antistante la sede del colosso petrolifero italiano è stata portata la riproduzione galleggiante di un iceberg che si scioglie, a testimonianza dei drammatici impatti dell’emergenza climatica. Tre attiviste e un attivista di Greenpeace hanno trascorso l’intera giornata e poi la notte sull’iceberg, sopportando il sole, la pioggia e l’umidità per testimoniare la necessità inderogabile di un urgente cambio di rotta nella politica energetica di ENI. “Oggi abbiamo scalato la facciata di un edificio di fronte alla sede di ENI per contestare l’impegno dell’azienda contro i cambiamenti climatici, che è appunto solo di facciata. Tanti obiettivi di lungo periodo, mentre nei prossimi quattro anni ENI ha addirittura in programma di aumentare le estrazioni di gas e petrolio. Il tutto condito da “false soluzioni” per compensare le emissioni, come la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) o i progetti di conservazione delle foreste nell’ambito del sistema REDD+, che servono solo come alibi per continuare a bruciare gas fossile e petrolio. Adesso basta, non è questa la transizione ecologica che ci aspettiamo”, afferma Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia.
In contemporanea all’assemblea degli azionisti di ENI, oggi dalle 9 alle 13, in Piazza della Stazione Enrico Fermi si svolgerà un presidio organizzato da Fridays for Future, Extinction Rebellion Italia, Rise UP 4 for Climate Justice e NOalCCS – Il futuro non si sTocca. Altre manifestazioni autorizzate si terranno in diverse città italiane, con il comune obiettivo di condannare il greenwashing di ENI e chiedere all’azienda di puntare davvero sulle rinnovabili anziché continuare ad alimentare la crisi climatica.

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