Politica

Giornalismo, Consulta: incostituzionale carcere a giornalisti per diffamazione

E’ stato dichiarato incostituzionale, dalla Corte Costituzionale, l’articolo 13 della legge sulla stampa, che impone 6 anni di carcere e il pagamento di una multa per i giornalisti che vengano condannati per diffamazione a mezzo stampa tramite l’attribuzione di un dato fatto.

In una nota, la Consulta riferisce di aver passato in esame le questioni avanzate dai Tribunali di Bari e Salerno, in merito alla legittimità costituzionale del carcere per diffamazione a mezzo stampa, che contrasta sia con l’art. 21 della Costituzione sia con l’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Entrambe le questioni sono state riesaminate dalla Consulta in seguito all’ordinanza n. 132 del 2020, con cui il legislatore era stato sollecitato a procedere alla riforma della materia nel suo complesso.

La Consulta, inoltre, ha considerato compatibile con la Costituzione l’art.595, c.3, del Codice Penale, secondo cui le ordinarie ipotesi di diffamazione a mezzo stampa o altre forme di pubblicità possono essere punite con il carcere da sei mesi a tre anni o per mezzo del pagamento di una multa, norma che permette alla magistratura di infliggere la condanna alla reclusione solo per i casi particolarmente gravi.

E’ ancora necessario, tra l’altro, che il legislatore metta in atto un intervento che possa garantire un equilibrio più adeguato fra libertà di manifestazione del pensiero e tutela della reputazione degli individui, visto anche l’aumento dei pericoli dovuti all’evolversi dei mezzi di comunicazione, ravvisati nell’ordinanza n. 132: la Corte, infatti, non ha i mezzi per provvedere al bilanciamento.

La sentenza sarà depositata nelle settimane a venire.

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