Politica

Governo Meloni: i ministri vanno trovati entro mercoledì

 

di Fabiana D’Eramo

 

Manca sempre meno all’inizio della nuova legislatura. Nella notte dei risultati elettorali ci sono state raccontate due opposte versioni del futuro: una secondo la quale l’Italia sarebbe diventata di colpo fragile e insicura, e l’altra per cui, al contrario, saremmo d’improvviso diventati più sicuri e cittadini di un paese migliore. Non è stato né l’uno né l’altro. Il risveglio non ha colto nessuno impreparato. E a più di due settimane dal voto, l’Italia è rimasta il paese che era fino al giorno prima. Niente furia, dunque, all’indomani della vittoria di Giorgia Meloni, ma attesa. Trattative, proposte, veti, jolly – il ritorno dei “tecnici” – e tempo. Sempre più risicato. Per spartirsi il governo, assegnarselo in fette in grado di sfamare i commensali: Fratelli d’Italia, che siede a capotavola, e poi Lega e Forza Italia. Mercoledì, in teoria, l’uscita dallo stallo con la scelta delle presidenze di Camera e Senato. Poi riempire le zone grigie sui nomi dei ministri. E in fretta, perché intanto arrivano sul tavolo i dossier allarmanti sull’energia, la prossima manovra, i costi del conflitto in Ucraina.

Giorgia Meloni sa di avere poco tempo. Non lascia Roma, non smette di trattare, nemmeno per raggiungere la kermesse elettorale di Vox, il partito gemello di estrema destra spagnolo. Presentata alla folla presente in piazza a Madrid come “la donna che segnerà la storia italiana, la prossima presidente del Consiglio”, ammette, in un video messaggio, bandiera tricolore, sempre, sullo sfondo, che la vittoria porta con sé grandi responsabilità: c’è da lavorare alla formazione del prossimo governo, e questo non le permette di lasciare gli uffici romani.

Infatti, le zone grigie da riempire sono vistose, e come da manuale gli accordi sono difficili da stipulare se la regola è accontentare tutti. “Vorrei fosse chiara una cosa”, dice Meloni. “L’esecutivo non sarà un’occasione per risolvere beghe interne di partito, o per proporre un nome qualsiasi, oppure ancora per garantire rendite di posizione”. Questo lo dice passando ore e ore, ogni giorno, ad affrontare le proposte e le insistenze degli alleati per raggiungere i propri obiettivi, soprattutto quando si parla di ministeri chiave, come quello per l’Economia – tra le proposte, dopo i no di Panetta e Scannapieco, il presidente della divisione Imi di Banca Intesa Gaetano Miccichè, se non addirittura la scelta “politica”, il leghista Giancarlo Giorgetti. Ci tiene però a rimarcare la leader di FdI: “Io lavoro su nomi credibili. Tecnici o politici conta poco. Conta che siano profili di livello. Vale per noi e vale per gli alleati”. Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, comunque, si affrettano a specificare che il nuovo governo sarà politico. “Il primo governo politico dopo undici anni”, rassicura infatti Adolfo Urso (FdI).

All’interno del nuovo esecutivo, il leader della Lega vorrebbe avere un ruolo di alto profilo. Addirittura, fonti leghiste rilanciano le mire del segretario sulla poltrona del Viminale. Bis, però, che non sembra fattibile: è ancora in corso il processo sul caso Open Arms a carico di Salvini, che rischia una condanna per sequestro di persona, reato che gli viene imputato nell’esercizio delle sue funzioni da ministro dell’Interno durante il primo governo Conte. È alquanto improbabile che la futura premier deciderà di esporsi al Colle per l’alleato leghista, magari rischiando di riaprire il fronte con la magistratura. Tuttavia, Salvini propone anche delle alternative: Infrastrutture, ad esempio, ministero da cui dipende la Guardia costiera, da cui potrebbe riprendere il suo progetto anti-sbarchi. Oppure l’Agricoltura. Propone per la Lega anche un ministero per la Famiglia e la Natalità, “perché bisogna tornare a mettere al mondo figli senza tanti problemi” e ribadisce che il suo partito ha “una squadra assolutamente all’altezza”, ma “non ha pretese né punta i piedi”. Nonostante non rinunci alla presidenza del Senato per Roberto Calderoli. Anche se, ad oggi, per la seconda carica dello Stato il nome più forte è quello di Ignazio la Russa, che ha fondato assieme a Meloni l’attuale partito di maggioranza. Per la presidenza della Camera, invece, il papabile leghista è Riccardo Molinari.

Nel frattempo, Silvio Berlusconi difende il proprio desiderio di avere pari dignità della Lega, e quindi chiede Licia Ronzulli alla Sanità o in un altro ministero di peso. Qui Meloni avrebbe servito alla senatrice un no reiterato, sempre perché in questo circolo si entra solo con un alto profilo per competenze, e pare non si ammettano favoritismi, il che alimenta malumori interni a Forza Italia. Gli Esteri, almeno, dovrebbero essere assicurati per Antonio Tajani.

L’obiettivo, comunque, è arrivare al 13 ottobre con un accordo, altrimenti la futura premier farà da sé. Tra proposte inconciliabili e rinunce, restano troppe caselle da definire. Nelle stesse ore in cui Mario Draghi si concede un brindisi con la sua squadra per l’ultimo Consiglio dei ministri, Meloni mette in guardia i suoi: “Avete idea di quello che stiamo per affrontare?”

Related posts

Il ministro Franceschini sospende l’anno dei Musei Italia-Russia. Ritorsine russa che chede la restituzione di tutte le opere d’arte in prestito museale in Italia

Redazione Ore 12

Desideri (Dc): “Il nostro pluralismo dell’informazione esclude la Democrazia Cristiana, come mai”?

Redazione Ore 12

Sondaggio Dire-Tecnè: Fratelli d’Italia ancora il primo partito

Redazione Ore 12