Economia e Lavoro

I consigli del giurista d’impresa: per anni niente affari con la Russia. La regola ora è diversificare

“Come molto spesso accade quando iniziano delle guerre commerciali multilaterali, il Paese che paga le conseguenze maggiori è proprio l’Italia, soprattutto quando si interfaccia con Paesi dove a farne le spese sono settori come l’agribusiness, l’alta moda e l’industria meccanica”. È quanto afferma alla Dire Nunzio Bevilacqua, giurista d’impresa. “Oggi – continua – le sanzioni potrebbero comportare un non ritorno alla Russia per i prossimi cinque-otto anni, secondo le previsioni. Perché qualora vi fosse quel progetto di nazionalizzazione paventato da Vladimir Putin, comporterebbe una scottatura tale, da parte degli operatori economici italiani, da non ritornare in quel Paese. In tutto ciò si va a intersecare anche il problema della Cina, che per adesso ha avutouna posizione ambigua nei confronti di questa guerra”.

In merito alla conseguente crisi economica, Bevilacqua ha evidenziato che, per l’Italia, era possibile contenere i rischi “con un intervento dell’apparato statale”. La nostra “dipendenza patologica energetica – ha aggiunto – poteva essere in parte evitata. Misure come la riconversione saranno attive tra cinque o otto anni, come un nucleare pulito o piattaforme di gas. Ma oggi quello che possiamo fare è prevedere per il futuro una maggiore diversificazione, sia per quanto riguarda gli approvvigionamenti sia per quanto riguarda le relazioni commerciali. La diversificazione consente di ridurre i rischi, in questo modo se un Paese dovesse optare per atteggiamenti commerciali non democratici, non avremo una dipendenza economica che rischia di far crollare un intero settore”, conclude il giurista d’impresa.

Dire

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