Cronaca

Il manovratore della Funivia del Mottarone ammette le colpe. “Serviva più manutenzione. L’impianto funzionava a singhiozzo”

(Red) “Mi sento un peso enorme sulla coscienza. Prego e faccio i conti con me stesso e faccio i conti con Dio”. E’ quanto ha affermato davanti agli inquirenti gabriele Tadini, il manovratore della funivia del Mottarone. L’uomo, molto provato, ha anche parlato dei continui guasti che l’impianto aveva avuto nei giorni precedenti la tragedia: “l’impianto idraulico dei freni d’emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione”. “Tenere i freni scollegati – ha ammesso l’uomo- permetteva alla funivia di girare. Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse. Era in buone condizioni: non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione”. Va detto poi che c’è stata la convalida dei fermi. Secondo la Procura i fatti contestati sono di straordinaria gravità in ragione della deliberata volontà di eludere gli indispensabili sistemi di sicurezza dell’impianto di trasporto per ragioni di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza finalizzate alla tutela dell’incolumità e della vita” dei passeggeri. Ed inoltre, aggravante nell’aggravante, per la Procura sussiste inoltre “il pericolo concreto e prevedibilmente prossimo della volontà degli indagati di sottrarsi alle conseguenze processuali e giudiziarie delle condotte contestate, allontanandosi dai rispettivi domicili e rendendosi irreperibili”. Già nelle ore precedenti al fermo dei tre, vi era netta la sensazione tra gli inquirenti, di una volontà immediata di fuggire. Poi gli arresti hanno congelato la posizione dei tre indagati.
aggiornamento Mottarone

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