Economia e Lavoro

In Italia consumi piatti, rischio concreto recessione tecnica. I numeri di Confcommercio

Prosegue anche a febbraio la fase “incerta” contrassegnata da segnali a volte contradditori dell’economia italiana. L’ultimo numero della Congiuntura economica elaborato dalla Confcommercio raccoglie queste contraddizioni dove agli sporadici segnali positivi sul versante della produzione industriale si contrappongo le difficoltà delle famiglie a proseguire nel percorso di recupero dei consumi, ancora distanti dai livelli del 2019. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche appare ancora limitato e non contiene granché l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dall’importante intervento pubblico. Tutto questo alimenta le aspettative di un nuovo piccolo ripiegamento della crescita nei primi mesi dell’anno in corso”. La minor “dinamicità” dei consumi e le incertezze che gravano sul versante produttivo consolidano le attese di un primo bimestre debolmente negativo. A febbraio 2023, secondo le nostre stime, il PIL è atteso ridursi dello 0,4% su base mensile con una crescita dello 0,6% sullo stesso mese del 2022. In presenza di un rimbalzo solo esiguo nel mese di marzo, il primo trimestre si chiuderebbe con una lieve flessione mensile, confermando la “recessione tecnica”. A gennaio 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato un incremento dell’1,0% sullo stesso mese del 2022. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+9,0%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,3%). “L’andamento dell’ultimo mese è peraltro influenzato dal confronto con un periodo in cui vi fu un’impennata di casi di Covid-19, in presenza di regole ancora stringenti, con una conseguente diminuzione delle attività produttive e della mobilità delle persone“.  Nonostante i recuperi, la domanda, calcolata nella metrica dell’ICC, è ancora distante dai livelli pre-pandemia. Nel confronto con gennaio 2019 l’ICC risulta inferiore del 10,7%. Per i servizi il calo è del 21,7%, confermando come il percorso per il ritorno ai livelli pre crisi sia lungo e non si concluderà, in molti casi, prima del 2024.

Per ciò che riguarda l’andamento dei prezzi al consumo, a febbraio si stima una variazione dello 0,3% su base mensile e del 9,4% su base annua. Secondo Bella, “pur avviato, il processo di rientro dell’inflazione non appare privo di incognite. L’inflazione di fondo continua, infatti, a mostrare una progressiva tendenza all’aumento, evidenziando come all’interno del sistema importazione-produzione-distribuzione le tensioni non si siano ancora esaurite. Solo in autunno l’inflazione dovrebbe tornare su valori prossimi a quelli indicati come obiettivo dalla politica monetaria. La persistenza dell’inflazione su valori storicamente elevati consolida le attese di una prima parte dell’anno molto debole sul versante dei consumi”.

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