Cronaca

Inchiesta della Guardia di Finanza a Pavia, appalti truccati nella sanificazione delle ambulanze. Mezzi messi in sicurezza solo dopo decine di interventi di emergenza

Quattro arresti, sequestri e perquisisizioni ad opera della GdF di Pavia, in un’indagine su presunti appalti truccati per servizi di ambulanza.L’operazione tocca Lombardia, Marche, Lazio, Sicilia A finire agli arresti domiciliari, due funzionari dell’Azienda sociosanitario di Pavia e due amministratori di Pesaro L’inchiesta è stata denominata ambulanze infette. Tra le violazioni contestate anche la mancata sanificazione e pulizia delle ambulanze,in segno di spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti-Covid. Secondo la guardia di finanza, la cooperativa First Aid One si aggiudicava appalti in tutta Italia anche a scapito della sicurezza dei trasportati in ambulanza. Dalle videoriprese effettuate in alcune ambulanze, è risultato che venivano raramente eseguite le sanificazioni prescritte dopo il trasporto di ogni paziente soprattutto in tempo di pandemia. I militari della compagnia di Vigevano, coordinati dai pm Roberto Valli e Mario Venditti, “hanno scoperto numerose irregolarità nel bando di gara indetto dalla Asst di Pavia nel 2017, per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza svolti da una cooperativa di Pesaro per gli ospedali di Voghera, Vigevano, Mede, Mortara, Casorate Primo, Broni e Stradella”, si legge in una nota della Gdf. “La cooperativa dopo essersi aggiudicata un appalto del valore di circa 2 milioni di euro ha spesso mancato di garantire, già dai primi mesi di operato, il servizio richiesto dall’appalto, creando numerosi e continui disservizi uniti a sensibili ritardi e mancate prestazioni sanitarie, spesso confermati anche da molte segnalazioni pervenute dai pazienti trasportati e dai medici in servizio presso i presidi ospedalieri, facendo presupporre l’utilizzo di un numero di autoambulanze e auto mediche inferiore a quello che era stato contrattualmente previsto”, mettono nero su bianco gli investigatori. A quel punto, i finanzieri hanno “scavato” tra le carte del bando da 2 milioni e hanno scoperto che la coop aveva ottenuto l’appalto presentando un prezzo totalmente fuori mercato, tanto da “non coprire neanche i costi del servizio” e da eliminare tutta la concorrenza. “Semplicemente – hanno accertato le fiamme gialle – la società che ha vinto l’appalto ha indicato costi del lavoro dei propri dipendenti ben inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale, costringendo, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un vantaggio che ha consentito loro di presentare un’offerta palesemente anomala per aggiudicarsi l’appalto”. Ed è qui che entrano in ballo le responsabilità dei vertici dell’Asst di Pavia, il direttore generale, Michele Brait, e il responsabile unico del provvedimento. “Pur consapevoli della palese anomalia dell’offerta e dell’illiceità del ricorso alla manodopera volontaria – si legge nella nota -, i due aggiudicavano ugualmente l’appalto alla cooperativa e, successivamente, a fronte delle numerose violazioni contrattuali acclarate già durante il periodo di prova, omettevano di procedere alla doverosa revoca dell’aggiudicazione stessa, consentendo alla vincitrice di ottenere un illecito profitto”. E le mancanze sarebbero state tante e gravi. Oltre ai ritardi e ai disservizi, infatti, le ambulanze sarebbero state lasciate quasi sempre in strada senza effettuare “la regolare sanificazione dei veicoli e la pulizia delle ambulanze al termine del trasporto di ogni paziente”. “In tal modo – hanno rimarcato gli investigatori – il servizio veniva espletato, nel pieno della pandemia in corso, in condizioni igienicamente precarie e pregiudizievoli per la salute degli ammalati, in spregio alle più elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti covid 19”.

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