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La Cei e la Dad: “Crea disparità e discrimina i sommersi”

La Didattica a distanza (Dad), pur necessaria, rischia di creare una “incolmabile disparità”, secondo il cardinale Gualtiero Bassetti: “Da un lato, coloro che potranno poi contare su una rete familiare sollecita e sulla possibilità, anche economica, di recuperare eventuali lacune; dall’altro, i ‘sommersi’, tutti coloro che, lasciati soli, si perderanno nelle pieghe della dispersione”. Una diseguaglianza che ha suggerito al presidente della Cei un paragone che faceva don Lorenzo Milani tra la scuola e “un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.  “La pandemia”, ha detto l’arcivescovo di Perugia aprendo il Consiglio episcopale permanente, sta “incidendo pesantemente sui contesti educativi delle nuove generazioni. Accanto agli anziani sono soprattutto i più giovani a vedere modificata nel profondo la loro vita quotidiana: le attività scolastiche sono condizionate dalle restrizioni; le possibilità di attività sportive ed extrascolastiche sono ridotte al minimo; le nostre stesse attività pastorali ne stanno risentendo in modo significativo. Il ricorso alla cosiddetta didattica a distanza (DaD) è modalità tanto doverosa nel tentativo di contenimento dei contagi – ha precisato Bassetti – quanto complessa dal punto di vista dell’applicazione. E qui il discorso si lega alla povertà, perché la DaD ha messo in luce il doloroso divario, non solo digitale, che attraversa l’Italia al Nord come al Sud e non permette a tutti i nostri ragazzi di fruire del diritto all’istruzione a parità di condizioni. La scuola, luogo fisico e spazio della formazione completa, non si limita a dare nozioni, ma unisce, integra, include, accompagna. E’ pertanto urgente intervenire a sostegno di questi ragazzi, per non rassegnarsi – ha rimarcato il presidente della Cei – a un’incolmabile disparità: da un lato, coloro che potranno poi contare su una rete familiare sollecita e sulla possibilità, anche economica, di recuperare eventuali lacune; dall’altro, i ‘sommersi’, tutti coloro che, lasciati soli, si perderanno nelle pieghe della dispersione. Torna attuale l’insegnamento di don Lorenzo Milani: ‘Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali. (…) Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati’”.

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