L’Huffington post titola allarmato “Il Pireo, la base cinese per travolgere l’Europa” legittima opzione geopolitica per chiunque si schieri con quella che si delinea a come una strategia di Roll back nei confronti della Repubblica Popolare, come quella che per decenni ha costituito il perno della “guerra fredda” nei confronti della unione Sovietica. Solo che oggi la questione dei porti appare un poco più complicata, vediamo perché.
Cominciamo dal Pireo. Oggi i cinesi che nel proto greco affermano guadagnano di meno per colpa della pandemia, poiché il fatturato del Piraeus Port nel 2020 è stato pari a 132,9 milioni di euro rispetto ai 149,2 dell’esercizio 2019, con un decremento di 16,3 milioni di euro (-10,9%). La variazione è principalmente dovuta alla significativa diminuzione dei ricavi attribuiti alla pandemia del settore crociere e navigazione costiera pri all’84,0% e al 26,4% (rispettivamente € 10,5 milioni e € 3,0 milioni). In calo anche il settore Ro-Ro del 20,3%, per una perdita totale di 2,8 milioni di euro.
Certo che i cinesi sono noti per la loro proverbiale e secolare pazienza, tanto che Presidente del CdA di PPA SA (socio Pireo port)N Sig. Yu Zenggang ha dichiarato: “Nonostante l’impatto del COVID-19 e gli effetti negativi sui risultati finanziari in specifiche unità aziendali, la società ha ottenuto la continuazione ininterrotta delle attività portuali in condizioni di sicurezza, senza porre alcun dipendente in sospensione temporanea. Inoltre, la società ha proceduto alla contrazione di investimenti per 211,7 milioni di euro e rafforza gli sforzi per accelerarne l’attuazione, nonostante le difficili condizioni ”. Insomma il Covid è uguale per tutti.
Ricordiamo che Capodanno 2021 Wang Yi, Ministro degli Esteri cinese, ha celebrato il rituale viaggio diplomatico in Africa, iniziato 30 anni fa, e Hua Chunying, portavoce del Ministero ha dichiarato: Negli ultimi 20 anni, Cina e Africa hanno completato 10 programmi di cooperazione e messo in opera 8 progetti comuni. Il commercio tra Cina e Africa è aumentato di 20 volte e gli investimenti diretti in Africa si sono centuplicati. E il mediterraneo è una porta dell’Africa.
Tuttavia non va dimenticato che Grecia ha da poco aderito alla cosiddetta Piattaforma 16+1, costituita fin dal 2012 come Cina – Peco, per gli scambi diplomatici e economici tra Cina e Paesi dell’Europa centro-orientale, organismo visto dalla Commissione come una spina nel fianco dell’UE volta a minare l’unità dei suoi membri.
Con l’ingresso della Grecia, ratificato ad aprile 2019 nella convention di Dubrovnick, è nata la Piattaforma 17 che raggruppa 17 nazioni dell’Europa centro-orientale, di cui 12 membri dell’UE.
Fra l’atro la Repubblica Popolare punta sul Memorandum “Via della Seta”, siglato a Roma nel marzo 2019 tra Italia e Cina . Questo prevede rilevanti investimenti cinesi nei principali porti italiani con il gruppo China Communication Construction Company (CCCC – azienda di Stato Cinese) investirà nel porto di Trieste, accordo siglato a novembre 2019, e nel porto di Genova.
Le manifestazioni di interesse cinesi riguardano anche i porti di Venezia, Ravenna, Palermo e Gioia Tauro, visitata dal leader cinese Xi Ping nei giorni della firma del Memorandum. I cinesi di Cosco dal 2016 sono presenti nel porto di Vado Ligure come partner al 49% della danese Maersk. La Port Authority di Singapore controlla infine il porto di Voltri – Pra. Per quanto riguarda Taranto interessa al gruppo CCCC perché è un centro intermodale e logistico in prossimità del canale di Suez.
Dal 2013 la Cina ha acquisito quote in 14 porti europei rilevando azioni in porti in Francia (4), Belgio (2), Grecia (1) e Malta (1), acquisendo il 49% di Terminal Link (Gruppo CMA-CGM).
In particolare Cosco ha investito in 8 porti in Europa, di cui 5 nel Mediterraneo nel 2017: in Turchia, 2 in Spagna, 1 a Salonicco e 1 in Italia e 3 nel Mare del Nord. Ad eccezione dei terminal Euromax di Rotterdam (partecipazione Cosco 35%) e del Gateway di Anversa (partecipazione Cosco 20%, China Merchant Group 5%), la Cina ha investito principalmente in porti di medie dimensioni per trasformarli gateway commerciali. Caso rilevante, appunto, è il Pireo che dal 2017 è il 6 ° porto europeo per traffico basato su una concessione di durata 35 anni.
A questo punto, come disse qualcuno, “cheffai mi cacci?”…..dai porti ovviamente.
AGC GreenCom