Esteri

La Francia ritira i soldati dalla Repubblica Centrafricana, ma in Africa cresce l’influenza Usa

di Giuliano Longo

La Francia ha ritirato gli ultimi soldati stanziati in Repubblica Centrafricana dove erano stati inviati, ufficialmente, per combattere i gruppi armati che destabilizzavano il Paese. Ufficialmente l’intenzione è quella di spostare la sua influenza su Benin, Ghana e Costa d’Avorio e soprattutto in Niger, paese strategico per le forniture di uranio che alimentano i suoi reattori atomici.

A giugno si è anche conclusa l’operazione  per dimezzare entro il 2023 il suo contingente militare  da 5mila a 2.500 i soldati francesi stanziati in Mali. Il 13 dicembre il campo di M’Poko – ospitante le forze francesi – è stato consegnato alle autorità centrafricane in coordinamento con la missione dell’Onu (Minusca) e con quella dell’Unione europea.

La missione Mislog nella Repubblica Centrafricana “non aveva più alcuna giustificazione operativa”, ha spiegato il ministero della difesa francese annunciando in rientro in patria di 47 soldati (inizialmente era 130 uomini) rendendo definitiva la separazione fra Parigi e Bangui, capitale di quella repubblica. annunciata lo scorso anno. Una scelta che, dissero gli analisti francesi, era la conseguenza dell’arrivo nel Paese africano del gruppo paramilitare russo Wagner come già avvenuto in precedenza in Mali.

Macron  è consapevole di essere in svantaggio nella competizione con Russia e Cina che si vanno imponendo in termini economici nel continente africano ricco di risorse. Un ulteriore segnale del suo declino è stato anche il raffreddamento delle relazioni con il Burkina Faso, frutto di un crescente sentimento antifrancese.

L’invio in Africa di contingenti militari francesi come di altri Paesi occidentali per“combattere il terrorismo” contraddice l’idea che spetti agli Stati africani decidere autonomamente   per affrontare le formazioni jihadiste– Isis e al Qaeda – che vanno diffondendo la loro influenza nel continente.

Infatti negli ultimi mesi hanno programmato l’invio di forze militari africane in  situazioni di crisidella Comunità dell’Africa orientale (Eac) nella Repubblica democratica del Congo, della Comunità dei Paesi dell’Africa meridionale (Sadc) in Mozambico e della Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao) che formerà una forza armata regionale che interverrà in questioni di terrorismo e sicurezza.

Gli Stati Uniti invece continuano a penetrare nel continente per limitare la crescente influenza di Mosca e Pechino, molto marcata nell’Africa orientale. La strategia americana al momento è soprattutto economica ed “umanitaria”.

 

Stati uniti e Unione africana al summit dei leader Usa-Africa nei giorni scorsi a Washington, si sono impegnati a “rafforzare la sicurezza alimentare” nel continente con  “partnership strategica” per accelerare il sostegno ai Paesi africani.

 

La collaborazione punta a rafforzareil settore privatoper fare fronte, al posto dello Stato, alle carenze di cibo. Al vertice  Biden ha annunciato che l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) ha approvato un pacchetto di aiuti umanitari da due miliardi di dollari per le popolazioni africane colpite dalla pandemia, di conflitti regionali, la siccità e agli eventi meteorologici estremi.

 

Come avvenuto già storicamente, questi aiuti che aprono la strada a una presenza statunitense che in futuro potrebbe essere anche militare nell’Africa sub-sahariana.

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