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La lotta al Covid fa crollare i consumi cinesi, ma Pechino non allenterà il rigore

La rigorosa politica cinese contro il COVID-19 sta pesando sui consumi e scuotendo le imprese straniere ma la sua efficacia e l’imperativo di mantenere la stabilità in vista di un anno delicato significano che Pechino si atterrà al suo approccio, affermano gli esperti.
La Cina ha riportato un solo decesso per COVID-19 quest’anno, mantenendo una linea dura anche se molti altri Paesi allentano le restrizioni, imponendo chiusure mirate e limiti di viaggio anche quando hanno sconvolto le economie locali.
Evitare grandi epidemie è particolarmente critico in un anno in cui Pechino ospita sia i Giochi olimpici invernali sia il Congresso del Partito comunista, una volta ogni cinque anni, dove si prevede che il presidente Xi Jinping conquisterà un terzo mandato come segretario del partito. Pechino è stata ansiosa di migliorare il proprio record nell’affrontare il COVID-19, che un white paper del governo ha descritto come tra i “risultati più importanti” del suo modello di governance – e spesso sottolinea l’alto numero di morti altrove, in particolare negli Stati Uniti. “La stabilità è la priorità numero uno del prossimo anno”, ha affermato Dan Wang, capo economista presso Hang Seng Bank (Cina). “Rilassare la politica di tolleranza zero non aiuterà questo obiettivo”. Il rapido emergere della variante Omicron, che già induce molti Paesi a fare marcia indietro o a sospendere i piani di riapertura, rafforzerà molto probabilmente la posizione di Pechino. La Cina ha segnalato diversi casi di Omicron importati e un caso trasmesso localmente. La Cina “non può abbassare la guardia” contro la nuova variante, ha detto lunedì scorso Lei Zhenglong, un funzionario della National Health Commission (NHC). I riflettori internazionali saranno puntati su Pechino quando i Giochi invernali inizieranno il 4 febbraio, prima che il Congresso del Partito di ottobre fornisca il momento clou politico dell’anno. ESPN ha riferito martedì che la National Hockey League non invierà i suoi giocatori a competere nel torneo di hockey su ghiaccio maschile alle Olimpiadi a causa delle preoccupazioni relative al COVID-19.  Gli esperti, intanto, hanno espresso preoccupazione per il numero di anziani che rimangono non vaccinati e per l’efficacia dei vaccini in uso nel Paese, che deve ancora approvare vaccini stranieri come quelli realizzati da Pfizer e Moderna. Anche se l’80% delle persone di età superiore ai 60 anni è stato vaccinato alla fine di novembre, secondo Zheng Zhongwei, un altro funzionario del NHC, ne sono rimasti circa 50 milioni in quella fascia di età, più della popolazione spagnola. Peter Wang, professore di epidemiologia presso la Memorial University of Newfoundland in Canada, ha affermato che l’efficacia “relativamente bassa” dei vaccini cinesi e l’incertezza su quanto tempo potrebbe durare la loro protezione renderebbero molto probabilmente l’apertura della Cina forse troppo piena di dubbi e scarsamente affidabile nel consesso internazionale.

aggiornamento pandemia Covid del 23 dicembre ore 13.37

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