Cronaca

L’aggressore della Stazione Termini tradito dagli indumenti e dalle scarpe rosso fuoco

“Ci ha colpito l’estrema somiglianza evidenziata da un contorno dettato dagli indumenti unici: scarpe color rosso fuoco, capellino nero da baseball marchiato Nike”.
E’ stato questo a suscitare l’attenzione dei due Carabinieri che la sera del 3 gennaio alla stazione Centrale di Milano hanno riconosciuto e arrestato Aleksander Mateusz Chomiak, il clochard polacco di 24 anni che il giorno di San Silvestro ha ferito con un coltello una turista israeliana alla scalo ferroviario di Roma Termini. Si tratta del vicebrigadiere Filippo Consuli di 36 anni e l’appuntato Nicoletta Piccoli di 37. La coppia, nell’arma dal 2010 e sposati dal 2016, stava per rientrare a casa a Iseo prendendo come d’abitudine il treno delle 17.50 circa per Brescia.”Era seduto tranquillo, con le buste sul sedile accanto.Era disorientato, stanco”, raccontano i due militari.
Il Carabiniere di 36 anni ha intuito che potesse essere l’aggressore di Roma Termini, ma ha voluto verificare con la moglie attraverso le immagini in rete del tentato omicidio.
“Quando siamo saliti sul primo vagone come al solito, lui era già seduto – spiegano i Carabinieri – L’identificazione è stata facilitata dal fatto che fosse solo nel vagone oltre a noi e che non fosse in mezzo a tante persone”.
La prima preoccupazione era però “fermarlo in piena sicurezza”, considerato che era l’ora di punta alla stazione Centrale e che “pensavamo che potesse essere ancora in possesso di almeno un coltello”.
Una volta riconosciuto, “abbiamo chiesto ausilio alla pattuglia radiomobile, mentre mia moglie ha chiesto aiuto anche al posto della Polfer”.
Il treno si trovava al binario 10, ma il 24enne è stato fermato solo al binario 12. Oltre a buste di plastica con cibo ed effetti personali, il clochard aveva addosso anche due coltelli da cucina e un cutter.
Al termine dell’arresto, i militari hanno raccontato che gli hanno “mostrato successivamente la foto sul cellulare al posto della Polfer e lui ha annuito, ma senza dire mai nulla”. Poi le valutazioni della magistratura e del Gip che lo ha interrogato: “Hadato una versione inverosimile quando ha affermato che il giovane ripreso dai video di sorveglianza era un ‘altra persona e anche quando ha aggiunto di non ricordare se la sera del 31 dicembre fosse “passato” alla Stazione Termini di Roma. Il gip di Milano, Natalia Imarisio, non ha creduto al racconto del giovane polacco che è finito in cella a San Vittore con l’accusa di tentato omicidio. Il Gip ha accolto la richiesta del pm Enrico Pavone della misura cautelare del carcere, dopo averlo interrogato, anche sulla base di fotogrammi “di assoluta chiarezza”, non ha avuto dubbi: “il compendio indiziario” a carico del 24enne, è “possente e univoco”. In più, ha osservato il magistrato in base alla ricostruzione degli investigatori, avrebbe dimostrato inclinazione “alla violenza” e una “inquietante spregiudicatezza, non solo nella scelta della vittima – una giovane donna sola – ma anche nella commissione del fatto in un luogo pubblico e certamente presidiato da sistemi di videosorveglianza, oltre che da controlli diretti delle forze dell’ordine”. Secondo il provvedimento, dimostrare le “criminogene condizioni di vita” del giovane clochard, da circa “sette-otto mesi” in Italia, ci sono poi “i furti” talvolta commessi per “procurarsi da mangiare” come quello da lui “ammesso” in un bar romano lo scorso 27 dicembre e per il quale era stato già identificato. E poi, a far ritenere che possa commettere “altri gravi delitti” come quello per cui ha quasi ucciso una sua coetanea, ci sono i due coltelli da cucina – uno dei quali ha detto “tranquillamente” di “avere rubato” perché un altro “non era abbastanza tagliente da affettare cibi ed aprire” scatole e un taglierino sequestrati al momento del fermo: erano nascosti o nelle tasche della felpa che indossava o in uno dei due sacchetti con dentro della spesa che il giovane aveva con sé. In particolare, su questo secondo coltello, “avvolto in un foglio di carta e custodito all’interno di una confezione di barrette energetiche”, sono state rinvenute “tracce apparentemente ematiche di colore rosso”. Le tre armi verranno ora analizzate per verificare se si tratta di sangue e per cercare di individuare se ci sia il Dna della vittima. O invece se, come lui stesso ha affermato, gli servivano solo “per mangiare”.

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