La forte ripresa dell’economia italiana nel 2021 ha consentito un significativo miglioramento dei conti pubblici. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è sceso al 7,2 per cento del prodotto, riflettendo il calo del disavanzo primario. Il rapporto tra il debito e il PIL si è ridotto al 150,8 per cento, grazie soprattutto all’ampia differenza tra crescita nominale del prodotto e onere medio del debito.
Secondo i piani del Governo, presentati nel Documento di economia e finanza 2022 (DEF 2022) dello scorso aprile, quest’anno l’indebitamento netto e il debito scenderanno ancora in rapporto al PIL, collocandosi rispettivamente al 5,6 e al 147,0 per cento; queste stime incorporano gli effetti delle modifiche all’Irpef e quelli dei provvedimenti di sostegno a famiglie e imprese approvati nel corso dei primi cinque mesi del 2022 a fronte dei rincari energetici.
Per il prossimo triennio il DEF 2022 programma un ulteriore miglioramento dei conti: nel 2025 l’indebitamento netto si collocherebbe sotto il 3 per cento del PIL e il saldo primario tornerebbe in avanzo; il rapporto tra debito e prodotto sarebbe pari al 141,4 per cento. Questo scenario è soggetto al rischio che la crescita sia inferiore a quanto previsto, in relazione all’andamento del conflitto in Ucraina.
Per il più lungo termine il Governo conferma l’obiettivo di un sensibile e duraturo calo dell’incidenza del debito. Per raggiungere questo traguardo, oltre a un più alto potenziale di sviluppo dell’economia, occorrerà un avanzo primario adeguato. Un contributo fondamentale potrà derivare dalla piena realizzazione dei programmi di riforma e investimento previsti dal PNRR.