La guerra di Putin

L’attacco alla nave spia russa avrebbe fatto parte  parte di un progetto per sabotare il gasdotto Turkstream

di Giuliano Longo

Dell’attacco alla nave spia russa Ivan Khurs  ha scritto ieri 25 maggio anche Ore 12, ma fra le varie ipotesi sullo scopo di questa azione non sono mancati i commenti fra i quali  quello diStephen Bryen, giornalista e scrittore che ha svolto importanti incarichi in centri di ricerca, Università attualmente  Senior Fellow presso il Center for Security Policy e l’American Center for Democracy e del Taiwan Institute for Economic, Social and Political Studies. Una firma che appare su prestigiose pubblicazioni internazionali, ma sicuramente non appiattita sul mainstream della comunicazione che caratterizza gran parte dei media occidentali. Bryen ricorda nella news letter che la nave Ivan Khurs ha prevalentemente il compito di vigilare sull’oleodotto Turkstream, quindi la sua ipotesi  è che l’attacco dei due droni, probabilmente colpiti e distrutti dai russi, avesse lo scopo di rimuovere la copertura protettiva russa nella prospettiva di sabotarlo, come avvenuto per il Nordstream2 nel mare del Nord.  Dal Turkstream scorre  il gas naturale con una capacità annua di 31,5 miliardi di metri cubi ed è costituito da due linee offshore di 930 chilometri e due linee onshore separate lunghe 142 chilometri (88,2 miglia) e 70 chilometri. Ma la differenza rispetto al sabotaggio del Nordstream 2, cui hanno partecipato con ragionevole certezza sabotatori e intelligence occidentali, è che   gli ucraini hanno agito nel Bosforo, a 80 miglia dalla terraferma turca  pianificando un danno alla Turchia e all’Ungheria di Victor Urban (considerato da Washington filo-russo) entrambe consumatori del gas di Mosca e membri della NATO. 

Questa ipotesi è suffragata dal fatto che l’Ivan Khurs è dotata di sensori specializzati e dispositivi di comunicazione, quindi se rilevasse una minaccia per l’oleodotto impegnerebbe immediatamente attacchi aerei da combattimento russi contro qualsiasi intruso. Significativo, a nostro avviso, è anche il fatto che “l’incidente” avvenga proprio a ridosso del ballottaggio per le elezioni in Turchia dove Erdogan ha prevalso al primo turno, ma di stretta misura, rispetto al suo competitor dell’opposizione  Kemal Kilicdaroglu. Se così fosse la lunga distanza dalla Turchia suggerisce che l’Ucraina abbia avuto bisogno di informazioni in tempo reale per localizzare la nave russa e prenderla di mira. Qui, secondo Bryen, arriva la parte inquietante perché viene riferito che nelle vicinanze dell’attacco dei due droni marini,  c’era un RQ-4, aeromobile  statunitense a pilotaggio remoto da sorveglianza e ricognizione.

Questo drone spia avrebbe potuto fornire informazioni sulla nave russa come obiettivo  in tempo reale e trasmettere le stesse informazioni al drone o ai droni navali ucraini.

Dalle notizie in nostro possesso risulta che proprio il 24  maggio un  Rq-4 Global Hawk ha effettuato una missione di ricognizione sul Mar Nero, ufficialmente al largo della costa della Crimea. Il drone è partito dalla base di Sigonella, la mattina del 24 maggio; ha attraversare lo spazio aereo di diversi Paesi europei, toccando un’altitudine di 18.000 metri, e si è diretto verso il Mar Nero. Tuttavia senza prove concrete sulla presenza di questo RQ-4, è noto che senza questo supporto  l’Ucraina non avrebbe potuto gestire tale operazione poiché non dispone di sorveglianza a lungo raggio e per questo dipende dalle risorse dell’intelligence statunitense. Così come è risaputo è risaputo che gli Stati Uniti e/o i loro alleati hanno sistematicamente fornito informazioni mirate agli ucraini, ragione per cui  i russi non disdegnano di abbattere droni statunitensi, come hanno fatto sul Mar Nero, ma solo dove minacciano la sicurezza della Crimea o di altre aree critiche in cui sono presenti forze russe. In proposito ricordiamo  che alle 7,30  del 15 marzo una manovra  di un caccia russo  Su-27 c avrebbe fatto precipitare nel Mar Nero un drone Reaper MQ-9 , gioiello di tecnologia avanzata che i russi avrebbero ripescato e già analizzato. Se l’RQ-4 ha effettivamente svolto un ruolo nella preparazione di questo attacco all’oleodotto, i russi potrebbero cambiare atteggiamento e iniziare a minacciare la sicurezza del Mar Nero e del Bosforo, o anche oltre. Come  Nordstream si sta  correndo un rischio enorme poiché  a differenza dei tedeschi che sono stati intimiditi dagli Stati Uniti e hanno taciuto sulle responsabilità dei sabotatori, i turchi guidati  da Erdoğan potrebbero giocare una risposta molto più dura, e come si sa, sono stati armati fino ai denti proprio da USA e Nato.

Nella foto il tracciato del gasdotto

aggiornamento la Guerra di Putin ore 14.25

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