Imprese e Sindacato

Licenziamenti, sabato di mobilitazione sindacale. Con la nuova norma rischi per 700mila lavoratori

(Red) “Ripartiamo, insieme. Con il lavoro, la coesione e la giustizia sociale per l’Italia di domani”: lo slogan delle tre manifestazioni unitarie di Cgil, Cisl, Uil che si svolgeranno in contemporanea domani 26 giugno dalle ore 10,30 a Torino, Firenze e Bari, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti Covid ancora in vigore.
A Piazza Castello a Torino parlerà il Segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini, a Firenze a Piazza Santa Croce il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, a Bari a Piazza della Libertà, il Segretario Generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Sono previsti anche gli interventi di sei delegati sindacali, in ciascuna delle tre piazze, in rappresentanza delle categorie dei lavoratori e dei pensionati. Le piazze dove si svolgeranno le manifestazioni saranno collegate tra loro virtualmente grazie a dei maxi schermi. In queste ore hanno preso posizione avvertendo Governo e maggioranza i tre leder di Cgil, Cisl e Uil: :“Aprire ai licenziamenti è del tutto sbagliato”, commenta il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, rimarcando che i sindacati saranno in piazza anche, e soprattutto, per questo. “Bisogna prorogare il blocco fino a ottobre – aggiunge – in modo da riformare gli ammortizzatori e permettere un’uscita graduale. Senza la proroga sono a rischio centinaia di migliaia di persone: non sarà facilissimo trovare il giorno dopo un nuovo lavoro e riqualificarsi”. Poi la stima dei 700mila che rischiano di finire fuori dal ciclo produttivo, 700mila secondo la Cgil che elabora uno studio della Banca d’Italia. In condizioni normali, fa sapere la centrale di Corso Italia, in assenza dello shock collegato al Covid-19, nel 2020 in Italia si sarebbero avuti circa 500 mila licenziamenti per motivi economici. Alcune stime preliminari degli effetti delle misure di sostegno sul mercato del lavoro redatto dai ricercatori della Banca d’Italia. Tenendo conto che “lo shock ha colpito in modo più intenso comparti nei quali la quota di lavoratori a tempo indeterminato è relativamente contenuta, si può stimare che, in assenza delle misure introdotte, nel 2020 lo shock pandemico avrebbe potuto causare ulteriori 200 mila licenziamenti, portando quindi il totale a circa 700 mila unità. A prendere posizione anche il leader della Cisl Sbarra: “Rinnoveremo al Governo e al mondo delle imprese la richiesta di un nuovo grande Patto sociale”. Secondo Sbarra “bisogna allontanare questo rischio di aggiungere nuovi licenziamenti e nuove perdite di posti di lavoro e questo perchè le ragioni che hanno dato luogo, 15 mesi fa, al blocco dei licenziamenti continuano a rimanere irrisolte: occupazione precaria, tanto sfruttamento, ammortizzatori non riformati, politiche attive al palo, mancanza di un piano per la formazione e la crescita delle competenze”. Durissimo anche Bombardieri per la Uil: “Si tratta, per il segretario, di una “bomba sociale” se non si farà, prima della fine del blocco dei licenziamenti, la riforma degli ammortizzatori sociali. “Ci aspettiamo una situazione molto complicata – afferma – Bankitalia dice che le persone sicuramente a rischio sono oltre 500.000. I nostri dati parlano di una platea due milioni. Il range è tra i 500.000 e i due milioni. Bisogna dare una risposta ai lavoratori per non far scoppiare una bomba sociale”. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi sulla questione blocco dei licenziamenti “ha ascoltato solo Confindustria”, attacca affermando che la norma non è stata frutto di mediazione ma “recepimento delle richieste di Confindustria”.

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