Cronaca

Mafia, operazione Stirpe della Polizia di Stato e Carabinieri a Palermo con sedici arresti

(Red) Sedici provvedimenti di fermo per associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata del metodo mafioso. E’ il bilancio dell’operazione “Stirpe” condotta da polizia e carabinieri nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Il blitz, riferisce una nota, è scattato al termine di due anni di indagini che hanno riguardato il mandamento mafioso di BrancaccioCiaculli sulla scia delle operazioni “Maredolce” 1 “Maredolce” 2 e “Sperone” concluse tra il 2017 e il 2019. Sono stati individuati capi e gregari delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio e ricostruite le loro responsabilità in ordine a più di 50 episodi estorsivi in danno di quasi altrettanti operatori economici. L’operazione è scattata al termine di due anni di indagini che hanno riguardato il mandamento mafioso di Brancaccio Ciaculli sulla scia delle operazioni “Maredolce” 1 “Maredolce” 2 e “Sperone” concluse tra il 2017 e il 2019. Sono stati individuati capi e gregari delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio e ricostruite le loro responsabilità in ordine a più di 50 episodi estorsivi in danno di quasi altrettanti operatori economici.
La ricostruzione dei fatti evidenzia gli indizi di colpevolezza prospettati dalla D.D.A.- Sezione territoriale di Palermo.
La Polizia di Stato ha concentrato le investigazioni sui contesti territoriali di pertinenza delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio da cui sono scaturiti gli arresti di sedici persone, tutte indagate, a diverso titolo, per associazione mafiosa, armi, ed estorsione aggravata.
Si tratta di una vasta operazione che giunge al termine di due anni di indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che hanno riguardato il mandamento mafioso di Brancaccio Ciaculli sulla scia delle operazioni “Maredolce” 1 “Maredolce” 2 e “Sperone” concluse tra il 2017 e il 2019. Individuati capi e gregari delle famiglie mafiose della Roccella e di Brancaccio e ricostruite le loro responsabilità in ordine a più di 50 episodi estorsivi in danno di quasi altrettanti operatori economici. Le investigazioni della Polizia di Stato hanno restituito il quadro di una porzione di territorio fortemente condizionata dalla presenza di cosa nostra, dove gli stessi imprenditori o commercianti, prima di avviare le loro attività, avvertono la necessità di “essere autorizzati” dal referente mafioso della zona. Le vicende di pizzo documentate, grazie alla intraprendenza e conoscenza del territorio degli operatori della Squadra Mobile, hanno riguardato supermercati, autodemolitori, macellerie, bar, discoteche, farmacie, panifici, imprese di costruzione, rivendite di auto ed altri ancora per un totale di quasi 50 episodi ricostruiti, e quasi altrettanti esercenti, a fronte di nessuna denuncia pervenuta alle forza dell’ordine. In alcuni casi, i commercianti si sono preoccupati di non figurare nel “libro mastro” delle estorsioni o di offrire all’estortore un escamotage per eludere eventuali controlli di polizia. Ad ulteriore testimonianza della pervicacia dell’azione mafiosa, perfino durante l’emergenza epidemiologica, i pochi negozianti rimasti aperti, peraltro con volumi da affari assolutamente esigui, sono stati costretti a versare l’obolo mafioso.

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