Politica

Manovra, Cna sul Bonus: “Il Governo non può scaricare le sue responsabilità sulle imprese”

 

“Il nuovo Governo, in continuità con il precedente, con deboli e strumentali argomentazioni scarica sulle imprese oneri e responsabilità che appartengono in via esclusiva allo Stato. E’ tempo che la mano pubblica risponda per intero delle proprie scelte”. E’ quanto scrive Otello Gregorini Segretario Generale CNA, in un editoriale sul quotidiano il Foglio nel quale affronta il tema del sistema degli ecobonus richiamando la necessità che le imprese della filiera non devono pagare a caro prezzo le distorsioni del mercato provocate da scelte politiche che difettano di coerenza. “Non c’è alcun dubbio che il blocco della cessione dei crediti fiscali – afferma Gregorini – rappresenti un pericoloso vulnus per una platea di circa 750mila imprese della filiera delle costruzioni e di conseguenza anche per lo stesso sistema finanziario. Le 11 modifiche al meccanismo per la cessione, oltre la trentina alla disciplina generale degli ecobonus, non sono estranee all’inceppamento del mercato dei crediti”.

Da oltre un anno tutte le forze politiche sono consapevoli che le dimensioni del problema si stanno propagando velocemente mettendo a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese e quindi l’urgenza di una soluzione definitiva. Tuttavia la risposta messa a punto dal Governo ha tradito le attese. La possibilità di trasformare in prestiti bancari i crediti fiscali accumulati dalle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura non risponde alle aspettative. Si tratta dell’ennesimo tentativo di scaricare sul tessuto delle imprese l’onere di una obbligazione che è interamente in capo allo Stato. “La certezza della cedibilità dei crediti fiscali da parte delle imprese della filiera – prosegue il Segretario Generale CNA – è la condizione essenziale per sostenere il meccanismo dello sconto in fattura. Una semplice verità che continua ad essere ignorata da Governo e Parlamento, dimenticando anche che gli ecobonus sono trasferimenti di risorse ai cittadini e non alle imprese. Quel meccanismo infatti ha stravolto il contratto tra Stato e beneficiari degli incentivi. Lo Stato riconosce un bonus ai proprietari di immobili per interventi di riqualificazione ma chiede alle imprese che realizzano i lavori un atto di grande generosità anticipando il valore del contratto che poi lo Stato rimborserà comodamente in 5 o 10 anni a condizione che l’impresa abbia sufficiente capienza fiscale. Una modalità che obbliga le imprese a svolgere il ruolo improprio di finanziatore di lavori per conto dello Stato, e considera che fatturato e imposte siano quantità equivalenti nel conto economico delle aziende.”

Aggiornamento Manovra ore 15.38

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