Politica

Marco Damilano lascia la direzione de l’Espresso, strappo con John Elkann: “Violato l’obbligo di lealtà e fiducia”

“Questa mattina ho scritto una mail all’ingegnere John Elkann, presidente del gruppo Gedi, per comunicare la mia decisione di lasciare la direzione dell’Espresso, dopo quattro anni e mezzo”. Comincia così la lettera, pubblicata sul sito del settimanale, con cui il direttore Marco Damilano annuncia il suo addio. Il giornalista, entrato nella redazione de L’Espresso nel 2001, era diventato direttore nel 2017.

Alla base della scelta la volontà dell’editore, il gruppo Gedi, di vendere L’Espresso. Damilano, nella lettera con cui saluta i lettori, spiega di aver appreso la notizia “da un tweet di un giornalista, due giorni fa, mercoledì pomeriggio. Ho chiesto immediati chiarimenti all’amministratore delegato Maurizio Scanavino, come ho sempre fatto in questi mesi. Mesi di stillicidio continuo, di notizie non smentite, di voci che sono circolate indisturbate e che hanno provocato un grave danno alla testata”.

Ricordando che il suo addio al settimanale arriva “dopo quasi quattro anni e mezzo di direzione e esattamente dopo ventidue anni di servizio prestato nella testata più importante del giornalismo italiano, un mito per chi fa il nostro mestiere”, Damilano lamenta che “le trattative sono proseguite senza condivisione di un percorso, fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia“.

“Mi è stata offerta la possibilità di restare, ringrazio, ma non posso accettare per elementari ragioni di dignità personale e professionale. Non è una questione privata – prosegue Damilano -, spero che tutto questo serva almeno a garantire all’Espresso un futuro e ad aprire un dibattito serio sul ruolo dell’informazione nel nostro Paese”. Che ribadisce ancora una volta: “Ho cercato sempre di fermare una decisione che ritengo scellerata. La cessione dell’Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano”.

“Quando il tempo è scaduto e lo spettacolo si è fatto insostenibile, c’è bisogno che qualcuno faccia un gesto, pagando anche in prima persona. Lo faccio io. Lo devo al mestiere che amo, il giornalismo. E soprattutto lo devo alla mia coscienza”, conclude Damilano.

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