Economia e Lavoro

Materie prime, è allarme prezzi. Rincari diffusi

Per il centro studi della Confindustria potrebbero saltare in negativo con una pressione al ribasso sui margini delle manifatture

Negli ultimi mesi si stanno registrando rialzi significativi dei prezzi internazionali di numerose materie prime. I rincari sono molto diffusi: il prezzo del legno è salito del 7% a febbraio 2021 rispetto a ottobre 2020, quello della gomma del 10%, il grano del 13% e il mais del 31%, il rame del 26% e il ferro del 38% . Ciò si affianca al trend di risalita del prezzo del petrolio: +53% in tali 4 mesi. Inoltre, da alcuni mesi si registrano forti incrementi dei noli marittimi, a riflesso di una generalizzata carenza di container a livello internazionale. In una fase di domanda privata interna ancora molto scarsa, sia sul fronte dei beni di consumo che dei beni di investimento, è molto difficile per un’impresa “scaricare a valle i rincari subiti a monte dall’acquisto di commodity. Perciò, molti dei nostri settori industriali potrebbero trovarsi a fronteggiare, nel 2021 appena iniziato, una pressione al ribasso sui margini delle imprese”. E’ l’allarme lanciato dal Centro Studi di Confindustria nell’ultimo rapporto di previsione sull’economia italiana.  Gli aumenti delle commodity, quasi tutti a doppia cifra, secondo gli economisti del Csc, non devono trarre in inganno, perché nascondono un’importante differenza. Per il petrolio si tratta di un recupero quasi pieno del prezzo, dai minimi toccati ad aprile 2020 a causa della prima ondata di pandemia: -3% dal valore pre-crisi a febbraio. Per molte altre commodity, invece, i prezzi a inizio 2021 sono ben sopra i valori pre-crisi, specie per i metalli: rame +40% (non lontano dal picco storico del 2011), grano +12%, legno +6%. Infatti, mentre il prezzo del petrolio aveva subito nella prima parte del 2020 una profonda caduta, molte altre materie prime avevano registrato un calo più limitato. Mentre la risalita in corso è di intensità simile per diverse commodity.  Le quotazioni di gran parte delle materie prime, storicamente, sono molto correlate con quella del petrolio. Su un lungo orizzonte, dal 1999 al 2021, la correlazione tra prezzo medio mensile in dollari del grano e del petrolio è di 0,82 su 1. Per il mais è di 0,86, per il rame di 0,87, per il legno di 0,86. Su orizzonti diversi queste correlazioni variano poco e restano comunque molto elevate. Secondo le normali leggi di domanda e offerta, non dovrebbe esserci molta relazione tra questi prezzi, perché – spiega il Csc – i mercati fisici delle commodity sono in gran parte slegati. Per esempio, il rame e il petrolio non sono beni complementari o beni sostituti, sebbene l’energia sia un input importante in molte produzioni. “Naturalmente, c’è una componente comune di fondo nei prezzi, data dalle fasi di crescita e caduta del Pil e degli scambi a livello mondiale, che spingono tutte le commodity. Tuttavia, questo – si legge nel rapporto – difficilmente può spiegare correlazioni così elevate tra commodity tanto diverse”.

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