Politica

Mattarella: “Il futuro dell’umanità si gioca sulle sfide del clima e della transizione”

 

“Dal cambiamento climatico “e dalle connesse sfide della transizione energetica e tecnologica, come anche della sicurezza alimentare e della tutela della biodiversità, dipende il futuro dell’umanità”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia degli auguri da parte del Corpo Diplomatico al Quirinale. Secondo il capo dello Stato il cambiamento climatico “richiede risposte comuni e concertate, risultato di uno sforzo multilaterale aperto e costruttivo”.

 

Ecco il testo integrale del discorso pronunciato dal Capo dello Stato.

 

È con grande piacere che torno ad accogliervi al Quirinale per il saluto di fine anno. Oggi, per me, è anche l’occasione di un commiato. Vorrei esprimere a voi tutti e ai cittadini dei vostri Paesi, che rappresentate qui a Roma , gli auguri più cordiali per le prossime festività. Nell’anno che volge al termine gli effetti della pandemia hanno continuato a colpire indistintamente tutti noi, in ogni Continente, rendendo sempre più evidente che le risposte alle sfide del momento presente trascendono i confini nazionali. I nostri destini, quelli del pianeta e dell’intera umanità, sono inestricabilmente legati. Con il suo carico di sofferenza per milioni di nostri concittadini, la pandemia ci ha dolorosamente ricordato che la cooperazione internazionale e la solidarietà non sono soltanto opzioni possibili bensì esigenze risolutive. Ci si può salvare soltanto agendo tutti insieme. È una considerazione, quest’ultima, più volte ricordata nei nostri incontri, ben prima dell’avvento della pandemia. La realtà dei nostri giorni ci lascia intendere come in ogni ambito delle relazioni internazionali approcci esclusivamente nazionali non abbiano speranza di successo. Stiamo fronteggiando – con sofferenza ma con crescente efficacia – un comune pericolo per il genere umano che ha provocato ovunque lutti e ha posto in crisi le economie e le società di tutti i continenti. Fronteggiarla è stato reso possibile dall’opera della comunità scientifica internazionale che ha collaborato in maniera aperta e integrata al di sopra dei confini, scambiando conoscenze, esperienze, scoperte. Questa pandemia fa temere che possano insorgerne altre ed è indispensabile che alla collaborazione scientifica internazionale, che sta proseguendo, si affianchi l’apertura reciproca alla collaborazione da parte degli Stati nella comunità internazionale. In ogni ambito. Quale richiamo più convincente dei gravi comuni pericoli che corriamo insieme per sollecitare in questa direzione? Va avvertita l’esigenza di rilanciare, a tutte le latitudini, la riflessione sul ruolo che attualmente svolge il sistema multilaterale con le sue istituzioni e circa le prospettive di riforma che si possono presentare per renderlo più efficace.Per la Repubblica italiana, i padri costituenti affermarono la strada del multilateralismo. Un ordinamento internazionale che rifiuti la violenta composizione delle controversie e che assicuri – tramite la certezza del diritto – pace, libertà e rispetto dei diritti umani, è l’unico nel quale tutti i popoli della terra possano rispecchiarsi adeguatamente. Per questo, e nonostante le numerose problematiche che hanno minato la cooperazione al livello globale, la promozione di un multilateralismo imperniato sulle Nazioni Unite rimane priorità dell’Italia. Auspichiamo che le Nazioni Unite divengano un’organizzazione sempre più efficiente, trasparente, rappresentativa e responsabile. Per questo, forti del nostro ancoraggio ai valori della democrazia, della libertà e della dignità della persona, restiamo impegnati in uno scambio costruttivo con gli attori globali affinché si trovi insieme risposta alle più vive istanze della comunità internazionale. Una risposta per ridurre le diseguaglianze e migliorare i meccanismi di governance globale che le stesse Nazioni Unite stanno provando a delineare, come viene dimostrato da quel “New Global Deal” auspicato dal Segretario Generale Guterres. Di fatto, senza un multilateralismo interconnesso, sensibile alle istanze dei Paesi in via di sviluppo e di tutti gli attori sociali, non riusciremo a risolvere pacificamente le crisi, non avranno esito gli sforzi per difendere efficacemente i diritti umani, né quelli diretti a generare opportunità di sviluppo così necessarie a tutte le latitudini. Non riusciremo a lasciare in eredità alle prossime generazioni un pianeta abitabile. La gestione condivisa e pacifica dei beni pubblici globali, che appartengono all’intera umanità, non potrà essere garantita. Le crisi in atto hanno generato lo scorso anno, secondo le Agenzie delle Nazioni Unite, un incremento del fenomeno migratorio, che ha raggiunto un livello che supera i 280 milioni di essere umani, mentre i profughi, nello stesso periodo, hanno superato gli 82 milioni di persone. E’ evidente che non possiamo chiudere gli occhi, ripiegarci su noi stessi, ma dobbiamo avere il coraggio di raccogliere le sfide, elaborando congiuntamente soluzioni all’altezza degli impegni liberamente assunti a livello internazionale. Eccellentissimo Decano, Autorità, Signore e Signori Ambasciatori, la salute, un bene così prezioso e di così immediata percettibilità da parte di ciascun abitante del globo, è un ambito dal quale possiamo iniziare il cammino per un’azione multilaterale produttiva e giusta. Le drammatiche differenze nella distribuzione dei vaccini, nella disponibilità di cure e posti letto a livello globale e perfino nel reperimento di dati affidabili hanno posto in evidenza carenze dell’attuale governance della sanità. È dunque necessario rafforzare l’architettura sanitaria globale, come abbiamo affermato nella Dichiarazione di Roma, dello scorso maggio al termine del Vertice sulla Salute Globale. Desidero ricordare, a questo proposito, che l’Italia sostiene un approccio solidale e cooperativo nella lotta al virus, e il rinnovato impegno dell’Unione Europea, nell’ambito del progetto Covax, volto a conseguire nel 2022 l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione mondiale. Dobbiamo impegnarci a fondo per rispettare gli impegni presi al Vertice del G20 – che l’Italia ha avuto l’onore di presiedere – e accompagnare con determinazione gli sforzi per accrescere i tassi di immunizzazione, particolarmente nel Continente africano. Un secondo ambito di lavoro che richiede risposte comuni e concertate, risultato di uno sforzo multilaterale aperto e costruttivo, è il cambiamento climatico. Da questo, e dalle connesse sfide della transizione energetica e tecnologica, come anche della sicurezza alimentare e della difesa della biodiversità, dipende il futuro dell’umanità. Nel 2015, anno di inizio del mio mandato, è stato negoziato da oltre 190 Paesi l’Accordo di Parigi. Ricordo che prima della COP21 gli scenari più pessimistici ci ponevano di fronte a un possibile aumento della temperatura globale fino a sei gradi centigradi, con conseguenze catastrofiche. L’accordo raggiunto alla recente Conferenza di Glasgow ci fa sperare di poter contenere l’aumento della temperatura entro due gradi o, con uno sforzo ulteriore, entro un grado e mezzo. Mantenere credibile questo scenario è di vitale importanza. Dietro modeste variazioni si celano implicazioni e conseguenze reali per tutti, e in particolare per i più vulnerabili. La strada è ancora lunga, ma abbiamo compiuto passi importanti. E questo attraverso il dialogo e la diplomazia multilaterale, e anche grazie a una sempre più ampia divulgazione scientifica che informa l’opinione pubblica, divulgazione scientifica che stimola la partecipazione. La partecipazione di tutti, a partire dalle nuove generazioni che hanno infuso nuovo vigore in questi dibattiti, è essenziale se vogliamo giungere ai traguardi che ci siamo posti. Perché la sfida per la salute della Terra riguarda ciascuno di noi, personalmente e direttamente. Il cambiamento climatico va affrontato con politiche ambientali eque e sostenibili. Il necessario processo di transizione energetica può rappresentare un vero e proprio acceleratore per una rafforzata cooperazione tecnologica internazionale che tenga conto degli interessi di tutti e non lasci indietro nessuno. Gli investimenti richiesti possono apparire ingenti ma il “ritorno” in termini di salute pubblica, di occupazione, di qualità della vita e di salvaguardia dell’ambiente è – e sarà – certamente superiore. Raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 è una missione che richiede determinazione e coerenza. Presuppone mirati interventi nel breve termine, significative modifiche nelle abitudini personali nel medio e ampi cambiamenti strutturali nel lungo periodo. Offre in cambio, tuttavia, grandi opportunità in termini di crescita inclusiva e sostenibile nonché di equità sociale e intergenerazionale. Se sulla protezione dell’ambiente siamo riusciti a compiere alcuni passi avanti significativi, un’area nella quale il nostro comune impegno deve ancora prendere forma è il governo della transizione digitale. I nuovi strumenti tecnologici, dalla pervasività dei social media al futuro dell’informatica quantistica, passando per il cruciale settore dell’intelligenza artificiale, stanno, ogni giorno, in maniera recondita, condizionando e modificando i comportamenti della nostra vita. I singoli Stati e i consessi internazionali faticano a cogliere e regolamentare fenomeni di questa portata, per renderli coerenti con gli obiettivi del bene comune propri a ciascuna comunità. Si è aperto un vuoto normativo che la comunità internazionale deve saper colmare al più presto, nel nome del diritto dei cittadini alla conoscenza e alla trasparenza. Le regole non possono essere dettate dalle tecnologie: è imperativo lavorare per applicazioni che abbiano ben chiaro che è la persona – con i suoi inalienabili diritti e le imprescindibili tutele di questi diritti – a essere il punto di riferimento centrale. Non sono gli algoritmi a poter decidere la nostra esposizione alle informazioni, a influenzare le nostre preferenze, a incanalare le nostre scelte. La tecnologia è un formidabile strumento a disposizione dell’umanità. Non può accadere il contrario. Sotto un altro profilo, mi sia permesso aggiungere che noto, con piacere, come negli ultimi sette anni, anche tra le vostre fila, la presenza femminile sia andata aumentando. Questo è uno sviluppo importane, positivo. Sono profondamente convinto che il contributo delle donne nelle nostre società sia prezioso e sia interesse di tutti che venga maggiormente valorizzato. Il mondo ha bisogno del contributo attivo e partecipato di tutti. E penso anche a quello delle giovani generazioni. Eccellentissimo Decano, Autorità, Signore e Signori Ambasciatori, all’Unione Europea, contesto irrinunziabile dell’azione internazionale dell’Italia e orizzonte della prosperità che desideriamo costruire per il nostro Continente, vorrei dedicare una riflessione conclusiva. In questo 2021 l’Unione ha saputo svolgere un ruolo determinante al fine di coordinare e rafforzare la risposta comune alla pandemia e alle sue pesanti conseguenze economiche e sociali. Il Next Generation EU, concreta e autentica dimostrazione di solidarietà tra gli Stati Membri, ha avuto altresì il valore di catalizzatore del processo d’integrazione continentale, per compiere un salto di qualità. Nei grandi scenari internazionali, la voce dell’Europa, con la sua vocazione di pace, stabilizzazione e testimonianza di valori di libertà, è essenziale.   Con gli strumenti del Next Generation EU sarà possibile acquisire una più marcata autonomia strategica, coerente e complementare, nel settore della difesa, con l’Alleanza Atlantica che contribuirà a rafforzare. L’Unione potrà consolidare così un ruolo positivo al livello internazionale, a partire dal suo vicinato – dal Mediterraneo alle sue frontiere orientali – testimoniando in modo efficace la saldezza dei suoi valori, fondati sul fondamentale rispetto della dignità di ogni persona e di ogni popolo, in ogni condizione.
Anche sullo scacchiere mondiale l’Europa potrà esprimere la sua opinione più di quanto sinora non abbiano saputo fare singolarmente i suoi membri. L’Unione Europea è geneticamente multilaterale e il suo più efficace contributo sarà realmente positivo e determinante. Eccellentissimo Decano, Autorità, Signore e Signori Ambasciatori, il mio auspicio è per un 2022 che consenta ai nostri popoli di far tesoro delle lezioni che abbiamo appreso in questi due anni, per un futuro migliore. La Repubblica Italiana vi è grata per l’amicizia e la cooperazione che i Paesi che rappresentate ci esprimono. In questo spirito rinnovo a tutti voi i miei migliori auguri per il Natale ormai prossimo e per il nuovo anno.

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