Economia e Lavoro

Mercato dell’auto, per la prima volta a febbraio un segnale di ripresa

A febbraio, il mercato dell’auto in Italia dovrebbe dare segnali di recupero dopo il -14% di gennaio, con ordini attesi sui livelli pre-covid dello scorso anno. Ad affermarlo ad askanews Michele Crisci, presidente di Unrae, l’associazione delle case estere in Italia. “Ci aspettiamo che la situazione migliori un pochino. Il month-to-date (degli ordini ndr) è sostanzialmente allineato con febbraio dell’anno scorso che, vi ricordo, era pre-Covid. Non mi aspetto numeri particolarmente positivi, direi vicini allo zero, perché la situazione resta difficile. La propensione all’acquisto è bassa e il mondo delle aziende, che pesa per il 25% del mercato, è in grande sofferenza”.  Secondo Crisci il crollo di gennaio (-24% in Europa a 1,135 mln di unità, il dato peggiore di sempre) era “atteso”, per effetto di due giorni lavorativi in meno e delle restrizioni Covid che hanno costretto i concessionari a chiudere in diversi paesi. A risentirne maggiormente Spagna (-51,5%), Regno Unito (-39,5%) e Germania (-31,1%). La Francia limita i danni (-5,8%), mentre crescono Svezia (+22%) e Norvegia (+7,7%). Sul fronte dell’elettrificazione invece l’Italia è fanalino di coda in Europa: a gennaio le immatricolazioni di auto full electric e ibride plug-in sono state il 4,7% del totale, ben lontane dal 21,7% della Germania, l’11,6% della Francia e il 13,7% del Regno Unito. A pesare la scarsa diffusione di colonnine soprattutto in autostrada che deve essere affrontato anche a livello comunitario. Da qui la richiesta di costruttori, ma anche ambientalisti e consumatori, di definire un Regolamento per arrivare nel 2024 a un milione di punti di ricarica ed entro il 2029 a 3 milioni e mille stazioni a idrogeno.  A sostenere il mercato sono gli incentivi che però si stanno esaurendo. La domanda per la fascia più richiesta, quella con le emissioni CO2 di 61-135 g/km, è superiore ai 2 milioni di euro al giorno, a fronte di una dotazione di 250 milioni. “Stiamo assistendo a un consumo abbastanza veloce degli incentivi. Purtroppo i fondi sono abbastanza limitati. Se andiamo avanti con questa velocità, probabilmente si esauriranno prima di Pasqua”.  Centrale sarà il Recovery Fund. L’auspicio di Unrae è che siano stanziate risorse per un importo pari al peso del comparto automotive sul Pil, cioè circa il 10%, per rendere strutturale l’ecobonus, costruire le infrastrutture di ricarica e rivedere la fiscalità. “Quello che noi chiediamo al nuovo governo, con cui abbiamo già avviato un confronto, è che ci sia una grande attenzione alla mobilità del futuro. Il Recovery fund naturalmente è una opportunità che non possiamo perdere”.  Tre le priorità di intervento secondo Unrae. La prima, estendere l’ecobonus in vigore per almeno 5 o 6 anni. La seconda sono le infrastrutture su cui “bisogna spingere in città ma anche in autostrada con i fast charger, se vogliamo che il mondo elettrico diventi una realtà”. Il terzo punto è quello della fiscalità. “L’auto – spiega Crisci – è da sempre uno dei settori più vessati dal punto di vista fiscale ci sono delle aree come la detrazione dell’Iva sulle auto aziendali e sui fringe benefit che sono rimasti nel dimenticatoio nell’aggiornamento tra i sistemi omologativi”.  Quanto alle risorse da stanziare, “l’ecobonus costa circa 800 milioni e dovrebbe essere replicato per 5-6 anni. Poi bisognerebbe intervenire sulla parte fiscale stanziando 1,2 miliardi per la detrazione di Iva a scalare sui veicoli elettrificati, partendo dal 100% per l’elettrico. E poi naturalmente la parte infrastrutturale, su cui bisognerebbe investire un altro miliardo in politiche fiscali di incentivazione”, conclude Crisci.

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