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Monza scoperta dalla Guardia di Finanza una maxi-frode fiscale con riciclaggio transnazionale

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza, coordinati dalla Procura della Repubblica brianzola, stanno dando esecuzione in Lombardia e in Piemonte (con il supporto di altri Reparti del Corpo e della Sezione Aerea di Varese) ad ordinanze, disposte dal G.I.P. del Tribunale di Monza, di applicazione di misure cautelari degli arresti in carcere nei confronti di dodici persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità, emissione ed utilizzo di fatture false, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti. Contestualmente è in corso di esecuzione un provvedimento, emesso dalla stessa Autorità Giudiziaria, di sequestro preventivo di denaro e beni per circa 57 milioni euro, corrispondenti all’imposta evasa ed ai profitti illeciti riciclati/autoriciclati dagli indagati. Le indagini, sviluppate dai Finanzieri della Compagnia di Seregno anche attraverso Ordini Investigativi Europei indirizzati alle AA.GG. di vari Paesi comunitari, hanno tratto origine dall’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale di Desio operante nel settore del recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici, nell’ambito della quale sono emerse, da subito, anomalie contabili e finanziarie, avvalorate da una serie di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario antiriciclaggio, a carico del titolare dell’impresa con la complicità di alcuni componenti del nucleo familiare, anche mediante il ricorso ad operazioni di addebito verso l’estero a favore di soggetti di diritto cinese. Le successive investigazioni delegate dalla Procura della Repubblica di Monza – durate oltre 2 anni e sviluppatesi anche attraverso l’esecuzione di perquisizioni nei confronti di 123 obiettivi fra persone fisiche e giuridiche, di cui 107 in Italia e 16 all’estero (Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria) a mezzo di un apposito “centro di coordinamento” dell’operazione tra le AA.GG. italiana ed estere in ambito Eurojust all’Aia – hanno consentito di ricostruire, sulla base degli elementi raccolti, un sofisticato sistema di frode fiscale che sarebbe stato perpetrato ininterrottamente tra il 2013 e il 2019 – nel settore del commercio dei metalli ferrosi – da un sodalizio criminale con centro direzionale in Brianza, mediante il ricorso a false fatturazioni emesse ed utilizzate secondo uno schema collaudato che, al fine di eludere il concomitante evolversi della normativa antiriciclaggio, si è evoluto nel corso degli anni per consentire ad una serie di imprese prevalentemente del Nord Italia di creare costi fittizi, ottenere un illecito risparmio d’imposta e creare fondi “in nero” extra bilancio. Complessivamente, secondo le risultanze delle indagini delle Fiamme Gialle di Seregno ammonta a 172 milioni di euro il valore delle false fatture messe in circolazione nel sistema economico, con il coinvolgimento di 71 aziende, di cui 58 imprese italiane (39 con sede in varie province lombarde), 10 società comunitarie (Repubblica Ceca e Ungheria) e 3 soggetti giuridici ubicati fuori dal territorio dell’Unione Europea. Sono 85 invece le persone sottoposte ad indagini dalla Procura della Repubblica. Più in particolare, nell’ipotesi dell’accusa, il sistema fraudolento sarebbe stato articolato dai membri del sodalizio in più fasi:

  • sistematiche emissioni di fatture per operazioni inesistenti da parte di imprese italiane fittizie appositamente costituite e ad essi riconducibili, saldate (dai “clienti” utilizzatori delle fatture) con pagamenti diretti ai conti correnti intestati alle stesse società “fantoccio”;
  • contestuali ordini di bonifico degli importi ricevuti, eventualmente mediante l’intermediazione di un’ulteriore società “filtro”, verso imprese estere (in parte residenti nella Repubblica Popolare Cinese e per la parte più cospicua delle movimentazioni ad un soggetto giuridico “collettore” della Repubblica Ceca) riconducibili agli stessi ovvero altri partecipi al disegno criminale;
  • prelevamenti in contanti dai conti esteri e successivo trasporto per il rientro in Italia, mediante corrieri, delle provviste di denaro, per la successiva retrocessione agli utilizzatori finali delle fatture false, al netto della “commissione” per l’illecito servizio di “schermo fiscale” reso (pari al 2% di ciascuna transazione) costituente la remunerazione del rottamaio di Desio e dei suoi familiari per complessivi 1,1 milioni di euro.

A conferma del meccanismo di frode, nel corso delle indagini sono stati altresì individuati e monitorati alcuni “spalloni” (operanti con un organizzato sistema di staffetta tra la Repubblica Ceca e l’Italia, con cadenza pressoché bisettimanale e consegna delle ingenti quantità di denaro contante in territorio austriaco), che in un’occasione sono stati intercettati in entrata del territorio nazionale nei pressi del valico di Ugovizza (UD), con conseguente sequestro preventivo di denaro contante per 245.000 euro, rinvenuto occultato in un’autovettura con targa ceca con a bordo due corrieri di valuta appartenenti al sodalizio criminale. Mediante tali condotte, gli imprenditori che si sono assiduamente avvalsi delle fatture per operazioni inesistenti, oltre ad aver ottenuto un indebito risparmio d’imposta derivante dall’abbattimento della base imponibile mediante la contabilizzazione di costi fittizi, hanno autoriciclato denaro per oltre 41 milioni di euro complessivi, appropriandosi indebitamente di disponibilità economiche delle proprie aziende con relative ricadute su soci e creditori, creando riserve occulte anche in Paesi esteri. L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, sotto la direzione ed il coordinamento del Comando Provinciale di Monza, testimonia l’impegno quotidianamente profuso dal Corpo, quale presidio della sicurezza economico-finanziaria, ai fini dell’individuazione delle grandi frodi fiscali costituenti un grave ostacolo allo sviluppo economico del Paese e della conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, per restituirli a beneficio della collettività. Per le condotte illecite al vaglio della competente A.G., sulla base del principio di presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna, a cui seguirebbe obbligatoriamente la confisca del profitto dei reati allo stato accertati.

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