Economia e Lavoro

Mutui e finanziamenti, con l’addio al QE tornano i rischi per famiglie e imprese

 

L’aumento del costo del denaro annunciato dalla Bce avrà ricadute, anche pesanti, sui mutui a tasso variabile. La Banca centrale europea ha detto addio, dopo 7 anni, agli acquisti di debito pubblico. Questo sancisce anche un addio all’epoca dei tassi d’interesse negativi, con un primo rialzo a luglio da un quarto di punto, cui ne seguirà un altro già a settembre probabilmente da mezzo punto. Sui mutui, Luca Mezzomo, responsabile macro & fixed income research di Intesa Sanpaolo, precisa su La Stampa: ”Qualcosa è già cambiato nei mesi scorsi: i tassi di mercato a medio e lungo termine già scontavano le mosse della Bce”. “In più negli ultimi anni anche in Italia si è registrato uno spostamento dal tasso variabile al fisso. Per chi ha sottoscritto quest’ ultimo non cambierà nulla”, aggiunge. Già dal mese scorso i tassi variabili, anticipando la Bce, avevano iniziato a salire: in media sono all’1,08% rispetto allo 0,87% dell’ultimo anno. Sempre su La Stampa, Nicoletta Papucci, di Mutuionline, chiarisce: “Chi aveva scelto il tasso variabile prima del 2015 ha in buona parte già surrogato a tasso fisso. Quel 5-10% che ha scelto il variabile forse potrebbe cogliere l’occasione per passare ora al fisso”. Va poi ricordato che l’annuncio della stretta monetaria, dell’aumento del costo del denaro e della maggiore difficoltà imposta sul circolo della valuta in Europa, aveva già provocato, nelle scorse settimane, un rincaro anche dei tassi fissi. Il Corriere ha ipotizzato diversi scenari per far capire concretamente a che tipo di aumenti si va incontro. Ipotizzando un finanziamento avviato un anno fa per 200 mila euro a 20 anni all’1% – con l’Euribor, il parametro che di norma viene adottato per i variabili, aumentato di 25 centesimi da luglio – la rata passerebbe il mese prossimo da 920 a 959 euro.  E se a settembre ci fosse un secondo incremento di 25 centesimi si salirebbe a 998 euro. E ancora, se tra un anno l’incremento totale fosse di un punto, si arriverebbe a 1.070 euro. Accanto a tutto questo va detto che prosegue, e molto probabilmente continuerà a farlo, la corsa  dei rendimenti dei titoli di Stato e la resistenza delle Piazze finanziarie ed azionarie. Affondano a Piazza Affari le quotazioni degli istituti bancari con alcuni titoli che sono finiti anche in asta di volatilità. Le decisioni prese ieri dalla Bce e le tensioni sui titoli di Stato, con lo spread tra Bund e Btp attorno ai 234 punti base e un rendimento del decennale italiano al 3,75% stanno penalizzando il Ftse Mib che perde il 3,44% e le banche. Bper che ha presentato il piano industriale cede il 9,56%; Banco Bpm il 6,32%; Unicredit arretra del 5,98%; Intesa il 5,81% Banca Mediolanum -5,24%. Sotto il 5% ma con cali sempre consistenti si trovano Mediobanca con -4,23%, Banca Generali -4,31%; FinecoBank-4,4%.  Il Btp a dieci anni rende il 3,59%, mentre il Bund di durata corrispondente tocca l’1,43%. Lo spread si attesta a 216 punti base. Le borse europee hanno aperto negative mentre i mercati riflettono sulle decisioni di politica monetaria della Bce e guardano al dato sull’inflazione Usa. L’indice Dax della borsa tedesca perde lo 0,79%, a Londra l’indice Ftse cede lo 0,59%, mentre a Parigi il Cac è in ribasso 0,64%, con Milano in perdita dello 0,83%.

Related posts

Caro-energia costa a Pmi 23,9 mld in più nel 2022. Il Rapporto della Confartigianato

Redazione Ore 12

Lavoro, il cambio di agenda che sembra mandare in soffitta i piani di Orlando

Redazione Ore 12

Giugno mese dell’anno più tartassato Gli italiani hanno pagato quasi 64 mld

Redazione Ore 12