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Obesità e malattie reumatiche, perdere peso è già una terapia

Intervista alla dottoressa Rosita Laurenti, responsabile del reparto di medicina dell’ospedale San Raffaele sede di Montecompatri e membro del Collegio dei reumatologi Italiani (CReI)

 

 

Esiste un importante legame tra l’eccesso di tessuto adiposo, quindi l’obesità, e le malattie infiammatorie croniche come quelle reumatiche. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che i pazienti in sovrappeso e obesi soffrono di una forma di artrite psoriasica più aggressiva e resistente alle terapie, compresi i farmaci biotecnologici. Allo stesso tempo è stato evidenziato come il calo ponderale, ottenuto attraverso una dieta controllata e uno stile di vita sano e attivo, può portare a un miglioramento sostanziale della malattia. Per comprendere meglio la relazione tra l’obesità e le malattie reumatiche, quali sono i cibi buoni da assumere e quelli cattivi da evitare , ed il ruolo sempre più importante della prevenzione a 360 gradi l’agenzia di stampa Dire, in occasione della giornata mondiale dedicata all’obesità che ricorre oggi 4 marzo, ha raggiunto telefonicamente la dottoressa Rosita Laurenti, responsabile del reparto di medicina dell’ospedale San Raffaele sede di Montecompatri e membro del Collegio dei reumatologi Italiani (CReI) per i quali cura, insieme ad altre colleghe, la pagina fb, twitter e Instagram dedicata alla nutrizione.

Che relazione esiste tra obesità e malattie reumatiche? Perché insomma queste peggiorano se si pesa di più? 
“Lo stile di vita ed esercizio fisico costante sono due elementi imprescindibili quando si parla di obesità associata a malattia reumatica. Questo perché l’obesità peggiora la malattia e rende meno efficace la terapia farmacologica. È noto come esista una forte associazione tra le patologie reumatiche tra le quali l’artrosi, l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e l’obesità. È stato dimostrato infatti come il tessuto adiposo in realtà non è un semplice ‘cuscinetto’ ma, il grasso viscerale che si accumula a livello addominale, viene considerato un organo endocrino attivo che è in grado di secernere delle sostanze proteiche, le interluchine, che aumentano l’infiammazione e dunque anche la patologia reumatica. Ecco perché un paziente affetto da malattia reumatica va valutato nel suo insieme perché come è noto, il paziente se anche obeso andrà incontro a un rischio cardiovascolare aumentato. In questi pazienti già la sola perdita di peso migliora il quadro e consente la regressione ad esempio della psoriasi. Insomma perdere peso corporeo è già di per sè una terapia”.

C’è una differenza dell’incidenza del problema tra uomini e donne? E se sì perché? E quanti italiani sono afflitti da questo problema? 
“L’obesità è un problema che esiste in tutti i paesi industrializzati tanto che è definita ‘globesità‘. Dai dati disponibili si evince che il sovrappeso riguarda più il sesso maschile in Italia tanto che si conta che 6 uomini su 10 sono in sovrappeso mentre il rapporto è inferiore, 4 su 10, nel caso delle donne. La prevalenza riguarda la fascia d’età tra i 65 ei 74 anni ed interessa il 53% delle donne e il 68% degli uomini. Oltre 1 milione di persone cioè il 3% della popolazione adulta soffre invece di una obesità grave caratterizzata da un indice di massa corporea pari o superiore al 35%. Anche la distribuzione regionale non è la stessa perché nel nord-ovest e nel centro Italia la prevalenza di obesità è intorno al 10% mentre nel Sud e nelle isole è maggiore e si attesta al 12,4%”.

Che ruolo gioca l’alimentazione nello spegnere l’infiammazione che è alla base dell’artrite reumatoide? Quali sono i cibi ‘buoni’ e quelli ‘cattivi’? 
“La prevenzione a tavola delle malattie infiammatorie degenerative, come l’artrosi e l’artrite, è fondamentale. Queste patologie possono migliorare attraverso l’adozione di una corretta alimentazione che è in grado di sostenere il metabolismo e aiuta a prevenire l’insorgenza di tutte le patologie infiammatorie. Il cibo è una vera e propria terapia in grado di spegnere l’infiammazione. La dieta antifiammatoria per eccellenza è quella mediterranea basata sull’uso quotidiano di frutta e verdura, uso esclusivo di olio extravergine d’oliva che è un potente antifiammatorio, consumo di cereali, povera di carne rossa e ricca di omega 3. Ci sono stati studi che hanno valutato l’indice infiammatorio dei vari alimenti e considerando tale indice lo specialista può progettare una dieta su misura per il paziente. Quindi possiamo definire cibi buoni: frutta, verdura, the verde, noci, mandorle, semi lino, spezie come prezzemolo, origano, rosmarino, zenzero e curcuma. Ogni giorno è bene scegliere frutta e verdura di colore diverso per integrare tutte le sostanze. Anche un bicchiere di vino rosso al giorno apporta i suoi benefici. Mentre i cibi da evitare o limitare sono: i cibi addizionati con zuccheri, i cereali raffinati, i cibi preparati, la carne rossa ei derivati del latte. No ai superalcolici“.

Come fare concretamente prevenzione? E che consigli vuole offrire a chi legge?
“Il primo consiglio che posso offrire è quello di fare prevenzione seguendo innanzitutto uno stile di vita sano. Svolgere un’attività fisica costante da praticare almeno 3 volte a settimana. Adottare una dieta perlomeno normocalorica perché la nostra vita odierna è piuttosto sedentaria. Scegliere i cibi in maniera oculata perché qui vale il detto ‘siamo quello che mangiamo’. Certo a volte ci si può rilassare ma non deve essere la normalità. È necessario abolire il fumo di sigarette, ridurre l’assunzione di alcool in modo da prevenire e ridurre tutte le mortalità e questo vale anche per coloro che iniziano la prevenzione molto tardi, anche oltre i 70 anni. Si evince come fare prevenzione non è così complicato ed è anzi alla portata di tutti. Sono temi importanti a volte se ne parla troppo poco, perché in fatto di obesità e malattie correlate le implicazioni psicologiche sono molteplici. Anche in base alla mia esperienza lavorativa mi rendo conto che le persone, anche quando stanno male, sono più disposte a fare un uso massiccio di farmaci e pillole e molto meno a mettere in campo piccoli sacrifici e scegliere uno stili di vita salutare. Vale assolutamente la pena di informare di più e meglio la popolazione generale su questi temi”.

A questo proposito, lei lavora molto alla divulgazione di questi temi e per il CReI, il Collegio dei Reumatologi Italiani, di cui fa parte, cura una pagina dedicata alla nutrizione: ce ne parla? 
“Il tema dell’alimentazione, proprio per le implicazioni sulle malattie di cui abbiamo parlato prima, è molto sentito tra i reumatologi. Infatti il Collegio dei Reumatologi Italiani diffonde ogni martedì attraverso le pagine social fb, twitter e Instagram consigli dedicati alla nutrizione di cui mi occupo insieme ad altre colleghe”.

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