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Operazione della Guardia di Finanza a Viterbo, scoperti 300 lavoratori in nero e fatture per operazioni inesistenti per 13 milioni di euro

Una sistematica e generalizzata illecita somministrazione di manodopera, dissimulata attraverso contratti di appalto fittizi. Questo è stato scoperto dai finanzieri del comando provinciale di Viterbo nell’ambito di una indagine su diverse società e cooperative operanti sul litorale dell’alto Lazio. Le aziende coinvolte – si spiega in una nota – attraverso lo sfruttamento di lavoratori in stato di bisogno, hanno emesso ed annotato fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere le imposte, con conseguenti benefici fiscali sia per i committenti, sia per le diverse società e/o cooperative appaltatrici, costituite ad hoc. Gli accertamenti, sviluppati sin dall’inizio del 2019 e coordinate e dirette dalla Procura di Civitavecchia, sono stati portati avanti dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Tarquinia attraverso servizi di osservazione, perquisizioni e sequestri, audizioni di decine di operai, esame di migliaia di documenti contabili ed extracontabili, rapporti bancari. A completare il tutto delle intercettazioni telefoniche. Gli investigatori hanno così hanno portato alla luce un sistema perverso e spregiudicato di sfruttamento della manodopera. Il meccanismo illecito prevedeva che i dipendenti di alcune società commerciali, per la maggior parte cittadini italiani da tempo regolarmente assunti, pur continuando a prestare servizio e mantenendo le medesime mansioni agli stessi datori di lavoro, transitassero solo cartolarmente alle dipendenze di società cooperative appositamente costituite, che formalmente li mettevano a disposizione dei datori di lavoro originari mediante la stipula di un contratto di appalto o di distacco fittizio. Tale artificioso passaggio era spesso perpetrato all’insaputa dello stesso lavoratore. Il beneficio generato, perpetrato attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 13 milioni di euro, era quello di ridurre illegalmente i costi fiscali e del lavoro, cui conseguivano la massimizzazione dei profitti e vantaggi competitivi sul mercato, consentendo di abbattere il costo della manodopera e di ottenere illeciti risparmi IVA, imposte dirette ed Irap, portando ad un illecito vantaggio complessivo, in termini di tassazione, superiore ai 9 milioni di euro.

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