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Orfeo e le Sirene, lo straordinario gruppo scultoreo ammalia Roma fino al 15 ottobre.

di Sara Valerio

Nell’aula Ottagona del Museo dell’Arte Salvata a Roma, Orfeo, il mitico cantore, seduto sul trono con le labbra socchiuse, con la sua musica incanta le temibili Sirene, metà donne e metà uccello secondo l’iconografia più antica. Hanno vesti ricche, lo sguardo sognante e riccioli che cadono dalle acconciature, si sporgono per ascoltare le sue note fatate. La musica di Orfeo le ha stregate e gli Argonauti possono passare tra i flutti, sono salvi.  L’opera, assicurata per un valore di 8 milioni di dollari, è tornata in Italia il 13 settembre, dopo più di 40 anni dalla sua scomparsa. Realizzata nel IV secolo a.C. in terracotta, quasi a grandezza naturale,trionfo di bellezza e perfezione, era stata trafugata negli anni ’70 da un sito archeologico tarantino e acquistata poi dal The Paul Getty Museum di Malibu.  Oggi “salvata” grazie a una complessa attività investigativa in Italia e all’estero dei Carabinieri del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, con il District Attorney’s Office di Manhattan e lo Homeland Security Investigations, che con l’operazione “Orpheus” l’hanno riportata nel suo luogo d’origine. Il gruppo scultoreo è ora al centro di una bellissima esposizione nel nuovo Museo dell’Arte Salvata all’interno del Museo Nazionale Romano, fino al 15 ottobre, per poi volare al Museo archeologico di Taranto dove entrerà nella collezione. Insieme a Orfeo e le Sirenesono tornati in Italia anche 142 oggetti recuperati negli Stati Uniti, pezzi unici databili tra il 2500 a.C. e il VI secolo d.C. risalenti alle civiltà romana, etrusca, apula e magnogreca.  “Un recupero straordinario di un capolavoro unico dell’arte greca, scavato clandestinamente nel territorio di Taranto.Le sculture costituiscono davvero un esemplare unico perché raramente una scena mitica come questa veniva rappresentata in terracotta, non abbiamo paralleli nel mondo antico”, spiega Massimo Osanna, Direttore generale Musei del MiC. Orfeo e le Sirene è solo uno dei tanti ritrovamenti di opere d’arte trafugate, disperse, vendute o esportate illegalmente e poi, finalmente, riportate a casa. L’obiettivo è di ricucire un tassello di storia appartenente al patrimonio nazionale e donarlo ai cittadini.Il Museo dell’Arte Salvata a Roma, inaugurato a giugno 2022, riconoscendo il principio che ogni opera debba tornare nel suo territorio di provenienza, nasce proprio per fare in modo che questi beni possano transitare ed essere esposti al pubblico per un periodo di tempo limitato, prima di ritornare nel loro luogo d’origine. Nel corso dei secoli migliaia di reperti, tesori unici al mondo, statue antiche di millenni, sono state saccheggiate o rubate. Opere e capolavori trafugati e finiti all’estero, spesso in bella mostra nei più importanti musei stranieri, dal Louvre al British museum, dal J. Paul Getty museum al Met di New York.  Come il Ratto di Persefone, forse l’unica statua della Magna Grecia di una Dea pagana, Persefone, Proserpina per i romani, di cui abbiamo conoscenza. Trovata all’inizio del 1900 in Italia, subito trafugata e che oggi si può ammirare all’Altes Museum di Berlino. Due città la rivendicano: Locri e Taranto. Oppure il Il Doriforo di Stabia, una delle più belle statue esistenti al mondo, copia romana della statua greca di Policleto e modello assoluto di bellezza classica. Proveniente da scavi clandestini effettuati nel territorio di Castellammare di Stabia, è stata esportata all’estero illegalmente e attualmente è esposta al Minnenapolis Institute of Art di Minneappolis. Infine, il caso a lieto fine, della testa di Ade, (il famoso Barbablù), un’opera in terracotta policroma di età ellenistica caratterizzata da una barba blu riccioluta e conservata al Getty Museumdi Los Angeles dal 1985, dopo l’acquisto di un miliardario americano.  La statua, a seguito di un’attenta comparazione con altri frammenti provenienti dal saccheggio di un’area nei pressi di Morgantina, effettuata da due archeologhe italiane, è stata riconosciuta come appartenete al sito della provincia di Enna e dopo mille lungaggini burocratiche, è tornata nel 2016 al Museo Archeologico di Aidone nel 2016, dove tutt’ora è esposta.

Per visitare il Museo dell’Arte Salvata – Aula Ottagona del Museo Nazionale Romano

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