Economia e Lavoro

Pensioni, si fa largo la flessibilità in uscita. Gli incontri Governo-Sindacati

 

Si è svolto presso il Ministero del Lavoro il terzo incontro tecnico tra Governo e Cgil, Cisl e Uil sulle questioni previdenziali, nel quale sono stati affrontati i temi della previdenza complementare e della flessibilità in uscita.  I sindacati hanno ribadito le richieste sulla flessibilità in uscita, partendo da una riforma strutturale del sistema, equo e sostenibile, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale. Come indicato nella piattaforma unitaria, Cgil, Cisl, Uil chiedono l’introduzione di una flessibilità che permetta il pensionamento a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, la necessità di riconoscere la diversa gravosità dei lavori, la valorizzazione del lavoro di cura e delle donne che più di tutti in questi anni hanno subito il peso delle riforme che si sono susseguite. Si chiede che vengano garantite condizioni più favorevoli per l’accesso alla pensione delle categorie più deboli, a iniziare dalle categorie presenti nell’Ape sociale (disoccupati, invalidi, coloro che assistono un familiare con disabilità e chi ha svolto lavori gravosi o usuranti).  Sui lavori “gravosi”, abbiamo sostenuto la necessità di un ampliamento della platea dei lavori gravosi e usuranti sulla base di dati oggettivi che attestino il diverso rapporto tra attività lavorativa svolta e speranza di vita, anche con un focus specifico sul lavoro notturno. Per questa ragione è necessario proseguire il lavoro di studio e di approfondimento che la Commissione tecnica aveva sviluppato, seppur solo parzialmente. Su questo punto sappiamo quanto è necessario tener conto anche di coloro che svolgono attività lavorative con esposizione a materiale nocivo e a coloro che hanno avuto il riconoscimento di una malattia professionale Inail e più in generale di coloro che sono affetti di malattie che determinano un’attesa di vita più bassa. I sindacati spiegano che le e proposte sono ancor più sostenibili considerando la cornice dell’attuale impianto del sistema previdenziale, in quanto le future pensioni saranno liquidate prevalentemente o esclusivamente con il calcolo contributivo. Inoltre, abbiamo  chiesto che vengano ridotti i vincoli presenti nel sistema contributivo (1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale), che di fatto condizionano il diritto alla pensione e penalizzando in modo pesante le lavoratrici e i lavoratori con redditi bassi e carriere discontinue. Come Cgil, si chiede di affrontare e modificare l’attuale meccanismo automatico di adeguamento delle condizioni pensionistiche alla speranza di vita, che di fatto hanno un duplice impatto, sia sui requisiti di accesso alla pensione sia sul calcolo attraverso la modifica dei coefficienti di trasformazione.

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