Covid

Per l’Ecdc “la terza dose di vaccino al momento non è urgente”

Terza dose di vaccino anti covid, “sulla base delle evidenze attuali, non è urgente la somministrazione di dosi di richiamo a individui completamente vaccinati nella popolazione generale”. E’ una delle conclusioni di un rapporto tecnico pubblicato oggi dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. “Dovrebbero già essere prese in considerazione dosi aggiuntive per le persone con un sistema immunitario gravemente indebolito, come parte della loro vaccinazione primaria, se non raggiungono un livello adeguato di protezione con la vaccinazione primaria standard”, si raccomanda.
Secondo l’Ecdc, “è importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con un sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per quelle con un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi – ricordano infatti gli esperti – riportano che una dose ulteriore di vaccino può migliorare la risposta immunitaria nelle persone immunocompromesse, come i trapiantati d’organo le cui risposte iniziali alla vaccinazione erano basse. In questi casi”, appunto, “la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva di vaccino dovrebbe già essere presa in considerazione”. Inoltre “si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di fornire una dose aggiuntiva, come misura precauzionale, agli anziani fragili – sottolinea l’Ecdc – in particolare a quelli che vivono in ambienti chiusi come i residenti delle strutture di assistenza a lungo termine”. L’Ecdc e l’Agenzia europea del farmaco Ema – si legge in una nota – continueranno a lavorare insieme per raccogliere e valutare i dati che i stanno rendendo disponibili, e la relazione tecnica verrà aggiornata progressivamente. Gli Stati membri” dell’Ue “devono prepararsi a possibili adattamenti dei loro programmi di vaccinazione” anti-Covid, “qualora si notasse una diminuzione sostanziale dell’efficacia del vaccino in uno o più gruppi di popolazione”, suggerisce quindi l’Ecdc. Gli esperti invitano a continuare uno “stretto monitoraggio dei dati sull’efficacia del vaccino e delle” cosiddette “infezioni breakthrough” che colpiscono gli immunizzati, “in particolare tra i gruppi vulnerabili a rischio di Covid-19 grave e tra coloro che vivono in ambienti chiusi”.

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