Economia e Lavoro

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cosa ne pensa Fiab sulla ciclablità

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la cui bozza è stata pubblicata e inviata al Parlamento solo qualche giorno prima della crisi di Governo, si concentra. tra gli altri, sul tema della rivoluzione verde e della transizione ecologica e, sotto questa missione, rientra la componente dedicata alla mobilità sostenibile, la quale si articola in diversi progetti, alcuni dei quali a sostegno della ciclabilità, come:

  • Lo sviluppo di un piano nazionale ciclovie con la realizzazione di 1.000 km di piste ciclabili urbane e metropolitane e di 1.626 km di piste ciclabili turistiche. 
  • Il progetto di mobilità sostenibile, Affrettati lentamente, che prevede di realizzare interventi integrati (piste ciclabili, scuola bus, sharing mobility, mobility management ecc.) in 40 Comuni con oltre 50.000 abitanti, da individuare tramite pubblicazione di una manifestazione di interesse, a beneficio delle aree urbane più affette dagli impatti negativi della qualità dell’aria, incidentalità e congestione del traffico. 

Su questo importante capitolo del Piano di ripresa, dedicato allo sviluppo della ciclabilità, abbiamo sentito Fiab, realtà radicata su tutto il territorio italiano con quasi 20.000 soci, suddivisi in 190 associazioni e sedi in tutta Italia.

Abbiamo chiesto al Presidente, Alessandro Tursi, se è soddisfatto delle intenzioni del Governo e come, secondo lui, si sia arrivati a stimare i 1.000 km di piste ciclabili urbane e metropolitane e i 1.626 km di piste ciclabili turistiche. Ciò alla luce anche di un intervento dell’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il quale, in occasione della presentazione del quinto rapporto dell’Osservatorio Focus2R, l’indagine nazionale su infrastrutture, sicurezza e mobilità per le due ruote presentato da Ancma e Legambiente, ha sostenuto: “…il nostro piano prevede risorse per i comuni finalizzate alla nascita di 20mila km di piste ciclabili”. Cerchiamo di capire da dove arrivano queste cifre.

Siamo soddisfatti delle misure contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche se crediamo che molti più investimenti dovrebbero confluire in misure a sostegno della mobilità in bicicletta. Occorre pensare alla mobilità in maniera integrata, quindi l’accento non dovrebbe essere posto solo sulle piste ciclabili, ma anche su altre politiche, quali, ad esempio, la manutenzione stradale o la valorizzazione delle periferie”.  

Il Presidente di FIAB non commenta sulle cifre dei progetti a cui il Recovery Fund fa riferimento, poichè gli esperti di FIAB stanno analizzando più in dettaglio, proprio in questi giorni, la bozza del Piano.

L’associazione non è stata consultata prima che il documento fosse diffuso, tuttavia è normalmente parte dei Tavoli del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

FIAB, infatti, sta contribuendo alla costruzione del Piano generale della mobilità ciclistica, di durata triennale, istituito nel 2018 ma che non ha ancora visto la luce e al Biciplan, il piano urbano della mobilità ciclistica previsto per legge, secondo cui i comuni non facenti parte delle città metropolitane e le città metropolitane predispongono e adottano i piani urbani della mobilità ciclistica. La redazione dei Biciplan è da intendersi obbligatoria anche per i comuni e le associazioni di comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti non ricompresi nelle città metropolitane.

Inoltre, FIAB, ha costituito il solco entro cui si è mossa la “legge quadro” del 2018 sulla mobilità ciclistica, che istituisce la rete ciclabile nazionale Bicitalia per un totale di 18.000 km di piste ciclabili mappate.

Per dare qualche cifra, lo scorso giugno c’è stato il via libera dalla Conferenza Unificata al Decreto proposto dalla Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli che stanzia 137,2 milioni di euro da destinare alla progettazione e realizzazione di ciclovie urbane, ciclostazioni e di altri interventi per la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina. Sul tavolo ci sono già 400 milioni, solo in parte utilizzati, da parte del Governo, in uno scenario in cui gli stanziamenti possono venire anche dagli enti regionali e locali. Un mosaico di investimenti, dunque, piuttosto variegato in cui è difficile calcolare esattamente quanti sono i fondi per lo sviluppo delle ciclovie in Italia.

Alessandro Tursi conclude che il Covid ha dato un grande impulso alla mobilità sostenibile. Il nostro utilizzo della bicicletta diventa sempre più per gli spostamenti quotidiani, oltre per il tempo libero. É ora di colmare i ritardi e di accelerare nello sviluppo di un sistema multimodale.

AGC GreenCom 

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