Roma Capitale

Ponte di ferro, esperti al lavoro per la riapertura, ma ci vorranno mesi

Il ponte devastato dal rogo, chiuso subito alle auto, potrebbe riaprire tra qualche mese. Questo significherà pesanti ripercussioni sul traffico cittadino: la struttura collega infatti i due quartieri Marconi e Ostiense, così come è già accaduto questo lunedì, quando a ridosso del Ponte numerosi sono state le criticità per la mobilità. Roma Capitale ed il Municipio di zona, hanno predisposto servizi straordinari dei Vigili Urbani, che solo in parte sono riusciti a gestire l’emergenza . In queste ore i vigili del fuoco stanno effettuando una prima verifica statica. Saranno eseguiti anche complessi accertamenti sulla staticità dei metalli, poi cominceranno i lavori di riadeguamento degli impianti e il ripristino delle parti crollate, cioè le gallerie dei servizi. Intanto un portavoce di Italgas informa che “dalle verifiche effettuate già nelle prime ore della mattinata, le condotte del gas che corrono lungo il ponte di ferro all’Ostiense, prontamente isolate chiudendo le valvole a monte e a valle, non hanno subito danni dall’incendio né lo hanno alimentato. Il servizio di distribuzione del gas nella zona prosegue regolarmente e non ha subito interruzioni. L’esiguità dei consumi di queste ore consente per il momento di poter fare a meno dell’apporto di gas proveniente dalle condotte chiuse”. Il ponte dell’Industria, soprannominato dai romani, Ponte di ferro per i romani poteva diventare quasi un ricordo, senza il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco. Dal 1862 consente di traversare il Tevere e unisce i quartieri Ostiense e Marconi. Non è ancora chiaro da dove e come si sia innescato l’incendio le ipotesi più probabili sono quelle di un corto circuito nelle cosiddette gallerie dei servizi, dove erano alloggiate le tubature di gas e quelle dell’energia elettrica, anche se non sono escluse altre ipotesi, come quella, che sembrerebbe al momento la più attendibile dell’esplosione di una bombola di gas in uno dei rifugi di fortuna a ridosso del fiume, esplosione che avrebbe poi interessato le condotte elettriche e del gas sul ponte. “Abbiamo sentito uno scoppio, la puzza di gomma bruciata e di gas. E’ andata via la luce e siamo scesi in strada”. Queste le testimonianze di alcuni condomini di un palazzo di riva Ostiense a Roma. “Si sono sentite grida d’aiuto che venivano dagli accampamenti lungo il Tevere – dice un altro testimone – e poi abbiamo visto le fiamme aumentare fino ad avvolgere il ponte”. Sul ponte ci sono stati alcuni importanti cedimenti strutturali che hanno interessato soprattutto le parti esterne. I cedimenti hanno interessato le gallerie dei servizi laterali e a essere danneggiate sono, in particolare, le parti che danno su piazzale della Radio, fortunatamente la sede stradale ha retto, anche grazie al tempestivo intervento di numerose squadre dei Vigili del Fuoco. Parte dei quartieri di Trastevere e di Ostiense è rimasta senza luce e gas. I problemi arriveranno però nella giornata di lunedì, visto che il Ponte di ferro collegava due zone nevralgiche della Capitale, quella di Marconi e Ostiense. Il Campidoglio ha attivato il Centro Operativo Comunale, con la Protezione civile già al lavoro per attivare servizi sostitutivi nella zona. La sindaca Virginia Raggi è stata sul posto. “Al momento quello che possiamo dire è che stringe il cuore vedere un pezzo di storia ridotto così – le sue parole -. Già domattina è stato convocato il comitato comunale per vedere i servizi, gas e luce. E poi bisogna vedere la stabilità strutturale. Dopo cercheremo di lavorare sulla riapertura della viabilità. Per ora l’importante è che non risultano persone ferite. Ci sono accertamenti in corso”.

Costruito in Inghilterra e trasportato in pezzi a Roma

Il ponte fu costruito tra il 1862 e il 1863 da una società belga per consentire alla linea ferroviaria proveniente da Civitavecchia, che fino ad allora aveva avuto la sua stazione appena fuori Porta Portese, di congiungersi alla nuova stazione ferroviaria centrale di Termini. La società belga effettuò il lavoro in Inghilterra, poi il ponte fu trasferito in pezzi a Roma, dove fu montato. Inizialmente il ponte, costituito da arcate in ferro e ghisa appoggiate su piloni costituiti da tubi di ghisa riempiti di calcestruzzo, si sollevava nella parte centrale per permettere ai piroscafi e ai bastimenti armati di passare liberamente. La prima prova di carico avvenne nel luglio del 1863, con il passaggio di due treni in contemporanea. Due mesi più tardi, a settembre, sul ponte transitò il primo treno della linea Roma-Civitavecchia. Dopo circa 50 anni – nel 1911 – il ponte dell’Industria fu sostituito da ponte San Paolo (costruito tra il 1907 e il 1910 dall’impresa allegri). La nuova struttura, poco più a sud, ha acquisito la funzione di collegare le linee ferroviarie.

L’inaugurazione con Pio IX il 10 luglio 1863

Il 10 luglio 1863 sul ponte transitò la prima locomotiva e il 14 luglio successivo gli ingegneri pontifici vi fecero passare due treni nello stesso momento per le prove di carico. Il 24 settembre, alla presenza del pontefice Pio IX, sul ponte passò ufficialmente il primo treno della linea Roma-Civitavecchia. Nel 1910 il ponte dell’Industria fu sostituito, per la viabilità ferroviaria, dal vicino ponte di San Paolo poco più a monte e nel 1911 la sua struttura fu sottoposta a radicali rifacimenti: da allora il ponte viene transitato, nei due sensi, da pedoni, su appositi marciapiedi, e da vetture. La struttura ha una lunghezza di 131,20 metri, una larghezza di 7,25 metri e presenta tre luci a travate metalliche.

La strage nazista del 7 aprile 1944. Dieci donne giustiziate dopo un assalto a un forno

Il 7 aprile 1944 il ponte fu testimone della barbarie nazifascista. Dieci donne furono sommariamente giustiziate dalle truppe del servizio di sicurezza delle Ss, dopo l’assalto a un forno che riforniva le truppe d’occupazione tedesche. Le donne, sorprese dai militari tedeschi con pane e farina, furono allineate sulle transenne del ponte dell’Industria sul lato di via del Porto Fluviale e fucilate. Come ha raccontato Marina del Monte: “Alcuni soldati catturarono le donne, portarono una di loro sotto il ponte, sulla sponda del fiume, e lì la violentarono. Poi, ancora seminuda e sotto choc, la assassinarono con un colpo di pistola alla testa. Le altre nove, furono schierate lungo il ponte e trucidate a raffiche di mitra. Sembra che sulle campate metalliche del ponte sia ancora possibile rintracciare i fori di alcuni proiettili. I corpi delle donne, a monito per la popolazione sbigottita, vennero lasciati in terra sotto la vigilanza dei soldati tedeschi e dei repubblichini fascisti fino alla mattina seguente. Accanto ai corpi sanguinanti venne addirittura posto un cartello nel quale si parlava di quella strage definendola un esempio di ciò che, da allora, sarebbe potuto accadere alla popolazione che avesse osato effettuare ulteriori assalti a forni e negozi. Addirittura i militi fascisti, da una parte e dall’altra del ponte, costringevano i passanti ad traversare lo stesso guardando i corpi delle dieci donne uccise”. Per commemorare la loro morte, è stato edificato un monumento sui è riportata la scritta “In ricordo delle dieci donne uccise dai nazifascisti”. Ogni anno, il 7 aprile viene deposta una corona.

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