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Preso dai Carabinieri Graziano Mesina, primula rossa del banditismo sardo

I carabinieri del Ros, assieme a quelli del Gis, del Comando provinciale di Nuoro e dello Squadrone eliportato carabinieri cacciatori “Sardegna”, hanno catturatonel corso della notte Graziano Mesina, latitante da luglio 2020. Mesina, 79 anni, ex primula rossa del banditismo sardo, deve scontare una condanna a 24 anni di reclusione, che gli era stata notificata dalla Procura generale della Corte d’appello di Cagliari. Era il 2 luglio dello scorso anno quando Mesina, 79 anni compiuti ad aprile, si dava alla fuga dalla sua Orgosolo, lasciando alle sue spalle affetti cari, amicizie e interessi. La primula rossa del banditismo sardo era in attesa di ricevere la sentenza dalla Cassazione, in merito alla condanna definitiva a 30 anni in carcere per traffico di droga, ma quella sera, ha messo in atto il suo piano facendo perdere ogni notizia di sé e diventando uno dei sei latitanti più ricercati d’Italia. Nato il 4 aprile del 1942 a Orgosolo, penultimo degli undici figli di Pasquale Mesina, pastore, e Caterina Pinna, ‘Grazianeddu’ era stato arrestato la prima volta a 14 anni per porto abusivo d’armi. Poco dopo era fuggito compiendo la prima delle evasioni che l’avrebbero reso celebre. La seconda fuga risale al maggio del 1962, quando durante un trasferimento dal penitenziario di Sassari si era lanciato da un treno in corsa. La libertà era durata poco: Mesina era stato catturato dopo un lungo inseguimento. Dello stesso anno è la terza evasione, questa volta dall’ospedale di Nuoro dov’era ricoverato. Per sfuggire alla cattura Mesina era rimasto nascosto due giorni e due notti in un grosso tubo nel cortile del presidio.
La quarta volta ‘Grazianeddu’ era evaso dal carcere di San Sebastiano di Sassari. Mesina, assieme all’ex legionario spagnolo Miguel Atienza, si era lasciato cadere dal muro di cinta del carcere. Da allora era rimasto alla macchia fino al 20 marzo del 1968, quando era stato catturato a un posto di blocco da una pattuglia della polizia stradale nei pressi di Orgosolo. Ancora un’evasione dal carcere di Lecce nel 1976, con una latitanza durata quasi un anno.
Dopo essere stato rinchiuso nel penitenziario di Porto Azzurro per scontare l’ergastolo Mesina aveva di tenere un comportamento irreprensibile per ottenere il riesame della sua vicenda processuale. Nel 1985 si era allontanato dal carcere per una ‘fuga d’amore’ ma era stato rintracciato e catturato. Le sue fughe e la sua latitanza sono diventate mitiche in Sardegna e si racconta che spesso tornasse a Orgosolo per incontri con donne innamorate di lui. Dopo un periodo di relativo silenzio, l’ex primula rossa del banditismo sardo era tornato alla ribalta nel 1992: era in libertà condizionale e fu protagonista dell’opera di mediazione con i banditi che portò alla liberazione Farouk Kassam, il bambino di sette anni sequestrato in Costa Smeralda, e del cui delitto sarà accusato e condannato l’ex latitante di Lula, Matteo Boe. Nel 2004, anche in seguito al ruolo, seppur controverso per la diversa lettura dei fatti con le forze dell’ordine, avuto nella liberazione del piccolo Farouk, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concedette la grazia, controfirmata dall’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli. L’anno successivo era stato rinchiuso definitivamente in carcere dopo che furono ritrovate alcune armi in un cascinale di San Marzanotto d’Asti, dove ‘Grazianeddu’ viveva. Era stato condannato dalla Corte d’appello di Cagliari a 30 anni di reclusione con la revoca della grazia concessa nel 2004 dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Poi era stato arrestato il 10 giugno del 2013, per traffico internazionale di droga. Tre anni più tardi Mesina era stato condannato a 30 anni di carcere per associazione a delinquere specializzata nel traffico di droga. Il verdetto della seconda sezione penale del tribunale di Cagliari era stato piu’ pesante della richiesta del pubblico ministero, che aveva chiesto la condanna a 26 anni di carcere. Nel 2018 la pena gli era stata confermata in appello.  Mesina, che si è sempre proclamato innocente, era tornato in libertà il 10 giugno dell’anno scorso dopo sei anni di carcere a Nuoro per decorrenza dei termini di carcerazione. Poi il 2 luglio dello scorso anno di nuovo la fuga e la nuova latitanza, forse l’ultima della sua incredibile carriera criminale.

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